lunedì 23 luglio 2007

Boooks... secondo episodio

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I love shopping

Sophie Kinsella

Best sellers, Mondadori, 8.40 €


Anche il supermercato può nuocere gravemente a chi soffre di shopping compulsivo da libro *come la sottoscritta*, così lo scorso 12 aprile sono uscita dall’Esselunga con infilato nella busta, tra un pacchetto di biscotti e un rotolo di carta igienica, anche il libro in questione.

E io ero quella che sbandierava ai quattro venti che MAI avrebbe letto uno di quei cosi della Sophie Kinsella. Tzè!

Beh, non avevo nemmeno finito il primo che avevo già acquistato il secondo e il terzo episodio.

Ci dev’essere qualcosa che non funziona...

Comunque.

Sono giunta alla conclusione che Becky Bloomwood e tutta la serie di “I love shopping” devono essere prese alla leggera, senza troppi rimuginamenti filosofici. E se così fate riuscirete anche a divertirvi seguendo il non-sense di questa ragazza che vive in un mondo tutto suo, sempre sopra le righe - non a caso il titolo originale sarebbe “Il segreto e fantastico mondo di una malata di shopping” [se qualcuno ha una traduzione migliore della mia, si faccia avanti].

Inizialmente può dare sui nervi la sua smania di avere, possedere e i suoi astrusi stratagemmi attuati per risparmiare anche pochi centesimi sugli (quasi sempre inutili) acquisti, ma da metà libro in poi, quando tutto il mondo sembra avercela con Becky Bloomwood, scatta quell’empatia tra personaggio e lettore che ti mostra il primo sotto una luce diversa. In fondo Becky, oltre alle baggianate da shopaholica, affronta gli stessi problemi di vita quotidiana di chiunque: nel lavoro, con i genitori, le incomprensioni con gli amici, la ricerca perenne di una persona da amare... certo, tra un’osservazione seria e l’altra ci infila sempre una delle sue sparate ridicole, ma è proprio per questo che “I love shopping” mi è piaciuto.

E’ la strampalata visione del mondo di una ragazza del nuovo millennio che ogni tanto dice delle verità.

Ad esempio che con 20.000 £ si possono acquistare 15.384 tubi di patatine Pringles.


7/10


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Le ragazze di Sanfrediano

Vasco Pratolini

Oscar Mondadori, Mondadori, 7.40 €


Breve romanzo corale con protagonista un unico uomo circondato da sei appassionate ragazze affascinate dal suo animo da rubacuori.

Aldo Sernesi è un incrocio fra il Bel-Ami di Maupassant e il Bell’Antonio di Vitaliano Brancati; dal primo ha le stesse tecniche seduttive, ammalianti e letali per il gentil sesso, dal secondo si porta dietro invece il sentore di una truffa: l’Antonio di Brancati è impotente e anche Aldo ne sembra esserne affetto, non materialmente ma per via del solido bagaglio culturale degli anni passati che imponeva alla fanciulle per bene di arrivare tassativamente vergini al matrimonio. Così, per almeno da questo punto di vista, Aldo è un vero gentiluomo - sì, ma dal sorrisetto furbo, però.

Si avverte però fin da subito che lo sberleffo più grande sarà proprio destinato ad Aldo, che del dongiovanni ha solo la facciata, e che in realtà è solo un poveraccio che si è montato un po’ la testa (come Bel-Ami).

La divisione del romanzo in brevi capitoli, che descrivono principalmente una ad una le ragazze protagoniste, dando anche allo stesso tempo un quadro spezzettato del personaggio maschile, fanno assomigliare il racconto a un’opera teatrale, a una commedia un po’ amara che ha nel finale circolare la descrizione propria della vita di ogni quartiere, microcosmo a sé stante destinato a ripetere all’infinito la stessa girandola di avvenimenti troncati ogni tanto da qualche novità.

Sicuramente non è il miglior romanzo di Pratolini.


6½/10




Un matrimonio per bene

Doris Lessing

Universale Economica Feltrinelli, Feltrinelli, 8.50 €


Doris Lessing è un’autrice che amo molto per aver sempre mostrato, nei suoi scritti, il lato anticonvenzionale delle donne - non ha però mai abbracciato la causa femminista, ritenendola (semplificando di molto il suo pensiero) un metodo meschino di denigrare gli uomini.

Nella pentalogia scritta tra il 1959 e il 1962, dal titolo “I figli della violenza”, la Lessing racconta la vita di Marha Quest, adolescente degli anni ‘30 cresciuta in Sud Africa, nel primo romanzo in preda a tutte le insofferenze dell’età e già nelle ultime pagine moglie diciannovenne di un ragazzo che conosce relativamente poco.

Nel secondo volume, “Un matrimonio per bene”, Martha, a due settimane dalle nozze, è già irrequieta per la sua nuova vita, per un marito che non conosce e che non sa spiegarsi come abbia potuto sposare così su due piedi.

Nell’elaborato romanzo la Lessing analizza minuziosamente i diversi stati d’animo che Martha affronta, costruendo un vero e proprio romanzo psicologico, collegando a queste analisi argomenti come il rapporto di coppia, il sesso, la presenza dei genitori nella vita dei figli, le differenze tra uomo e donna, la ricerca della propria identità, la guerra e la politica.

Lo scoppio della II Guerra Mondiale sarà infatti decisivo per la maturazione di Martha, che verrà abbandonata, insieme alla figlioletta nata da pochi mesi, senza troppi ripensamenti dal marito che si arruola nell’esercito pensando di aver trovato lo sbocco per una vita da eroe.

Nell’anno che i due sono costretti, ma non controvoglia, a passare divisi l’uno dall’altra, servirà a entrambi per ragionare sulla loro precedente vita da “scapoli” e quella poi legati ad un’altra persona.

Martha ne ricaverà sicuramente che un “matrimonio per bene” non è quello che desidera, associandolo alla noia di vivere più totale e, andando contro la morale comune ma seguendo il suo istinto che era schiacciato da tempo dalle convenzioni sociali, prenderà una decisione che ribalterà completamente la sua vita dando al romanzo una svolta drammatica.

Per la maggior parte romanzo lento e descrittivo, “Un matrimonio per bene” dà il ritratto di una donna profondamente indecisa, scontenta, combattuta fino all’ultimo tra vivere secondo i suoi desideri o seguendo i consigli meschini di chi le sta attorno.

Mi ha segnato molto leggere questa storia che, ricordiamolo, termina solo nei successivi tre volumi.

Perché?

Perché mi sono resa conto, con spavento, che l’insoddisfazione di Martha è un po’ come la mia...


8/10


La saga de “I figli della violenza”:

- “Martha Quest”

- “Un matrimonio per bene”

- “Echi della tempesta

- “Landlocked” [che io sappia, mai tradotto in italiano]

- “The four-gated city” [idem come sopra]


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In nome dei miei

Martin Gray

[fuori commercio da secoli, è reperibile solo nei circuiti bibliotecari]

Da anni ricordavo un romanzo che un’amica, alle medie, mi aveva prestato e di cui avevo dimenticato autore e titolo. Poi il tempo è passato, io e quell’amica ci siamo perse di vista, e del libro solo qualche sprazzo di trama mi tornava alla memoria ogni tanto.

Poi qualche settimana fa, su Sky, mi è capitato di vedere un film dal titolo “In nome dei miei”: diversi passaggi combaciavano con la trama di quella storia e, fatta qualche ricerca su internet, ho così scoperto che il film era stato tratto proprio dal libro letto tanti anni prima.

“In nome dei miei” è la storia autobiografica di Martin Gray, adolescente ebreo di Varsavia negli anni della Seconda Guerra Mondiale, viene rinchiuso nel ghetto insieme ai genitori e ai fratellini piccoli.

Da una vita agiata, figlio di commercianti ben affermati, viene catapultato negli orrori di quelle vie (che ricoprivano in totale poco più di 4 Kmq) in cui 500.000 persone furono ammassate e rinchiuse.

Ma Martin, grazie anche all’aiuto del padre, uomo forte e caparbio, non si lascia soccombere né dalle privazioni e dalla fame, né dal controllo delle SS e dalla polizia che presiedevano ogni sbocco del ghetto sulle vie libere di Varsavia e la vita stessa dei cittadini rinchiusi.

Riesce a trovare un modo per uscire, non visto e aiutato da alcuni poliziotti corrotti, dal ghetto e ad aiutare la famiglia e tutti gli altri ebrei commerciando al mercato nero ogni tipo di alimentari e oggetti.

Ben presto nella sua impresa viene affiancato da giovani polacchi “liberi” che vivono dall’altra parte del muro, e che con lui condividono gli stessi ideali di libertà e fratellanza.

Questo è solo l’inizio di una rocambolesca e incredibile vita, segnata da episodi orribili e disumani, e a volte da sprazzi che ricordano solo vagamente la serenità di un tempo: l’amore di una giovane ragazza, il cameratismo con gli amici che crescono e combattono con Martin per la libertà, i discorsi con il padre e il desiderio di proteggere ad ogni costo la madre e i fratellini sempre più abbattuti da una vita di cui loro non capiscono più il senso.

Non voglio raccontare quale sia il seguito, dalla riuscita del commercio clandestino nel ghetto in poi, e la fine delle memorie di Martin Gray, scritte per dare voce a tutti “i suoi” morti e perché nessuno dimentichi quello che è stato...

Leggetelo.

Per me è stato difficile. Rimango sempre un po’ provata dopo aver letto storie di questo tipo. A cui ovviamente è assurdo dare un voto.


P. S.: sconsiglio la visione del film, pessima riduzione in 145 minuti di uno sceneggiato della durata di otto ore.