lunedì 28 settembre 2009

Letture di agosto (3/3)


Il pozzo della solitudine

Radclyffe Hall

Corbaccio, 22.60 € [acquistato per soli 4 € incenerendo in un secondo i punti accumulati da Feltrinelli]


Nel 1886 Stephen nasce bambina in una famiglia borghese legata a certi stereotipi dell’epoca su casa, nucleo famigliare, istruzione, amore, ecc. Negli anni della crescita la bambina palesa fin da subito la sua natura omosessuale, istigata forse da un certo atteggiamento materno che la voleva, già durante i nove mesi di gestazione, maschio.

Ma siccome ahimè sei nata tu (parafrasando la sigla di Lady Oscar) Stephen tribola per trovare una sua dimensione di vita, non riuscendo a capire nemmeno il vero significato di certe sue pulsioni sia mentali che sessuali. L’unico ad aver ben chiara la situazione è il padre, ma per il bene della famiglia tace fino al momento della morte.

Stephen intanto diventa adulta e al compimento della maggiore età eredita la parte di patrimonio che le spetta per testamento. Ora è una donna che può scegliere cosa fare della sua vita, e si innamora di una ricca signorina insoddisfatta...

Il romanzo, molto lungo, è godibilissimo pur essendo stato pubblicato per la prima volta nel 1928 e presenta certi passaggi e discorsi assai arditi per essere un libro così datato (e infatti fu messo al rogo).

La condizione di reietti degli omosessuali, qui in particolare delle lesbiche, è ben analizzata e vengono messe in luce le diverse contraddizioni in cui la società, paragonabile alla nostra odierna, cade nel denigrare loro; si insiste poi su un concetto molto importante che è quello dell’”esistere” come persona omosessuale, con tutti i ragionamenti che ne conseguono. Va precisato però che Stephen sembra essere/sentirsi più transgender che lesbica, e lo si nota continuamente sia nei suoi sfoghi e nelle sue elucubrazioni mentali sia nel suo modo di vestirsi e di rapportarsi con le donne che incontra nella sua vita.

Inserire quindi questo volume all’interno della letteratura “lesbica” non è propriamente esatto, tant’è che certe discussioni in merito sono state sollevate parecchie volte; ad ogni modo il volume, pur avendo certe cadute di stile nel patetismo, è importantissimo perché è il primo romanzo avente come protagonista una donna dichiaratamente lesbica e che vive senza piegare il suo essere ai dettami dell’epoca.


8½/10



Il matrimonio perfetto

Th. H. van De Velde

[fuori catalogo da secoli!]


Questo librone, vera e propria guida ginecologica pubblicata per la prima volta nel 1926, veniva letto con interesse da Martha Quest protagonista del ciclo “I figli della violenza” scritto da Doris Lessing. L’ho recuperato in biblioteca grazie al famoso Fattore C e gli ho dato una scorsa d’insieme: il libro ha il privilegio di aver affrontato temi e argomenti visti in quegli anni come tabù e osceni, quando invece discuterne contribuiva a sciogliere dubbi di carattere fisico-sessuale, ma soprattutto ha detto chiaro e tondo che il miglior ingrediente per far funzionare un matrimonio è il sesso e di conseguenza l’armonia di coppia.

Ovviamente alla sua pubblicazione il medico ginecologo olandese, autore del trattato, fu additato dalla Chiesa Cattolica per aver scritto un testo “sconveniente” e il suo libro - nonostante le numerosissime ristampe in svariate lingue del mondo - venne messo nella lista nera insieme alle opere di Balzac, Sartre e Defoe per citarne alcuni.

Nel ’68 complici certi fermenti culturali e di liberazione sessuale il volume fu riproposto anche al cinema sottoforma di documentario diretto da Franz Seitz che nel 1979 figurerà tra gli sceneggiatori de “Il tamburo di latta”.


8/10

venerdì 18 settembre 2009

Letture di agosto (2/3)

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Ayla figlia della terra

Jean M. Auel

Tea Due, 8.50 € [l’edizione del 2009 costa però 8.90 €]

Ok, lo ammetto: mi sono avvicinata alla saga di Ayla ambientata nella preistoria solo per le numerose scene di sesso esplicito - presenti soprattutto nei quattro volumi successivi.

Nel primo romanzo però ci si focalizza più su descrizioni scientifiche e geografiche che aiutano a capire com’era l’Europa durante l’Era Glaciale e come erano suddivisi i popoli dell’epoca. Tutto molto dettagliato e anche assai noiosetto... l’abbiocco però sfuma a metà volume quando ormai la protagonista della storia, la giovane orfana Ayla figlia degli uomini del futuro, è finalmente ben integrata nella comunità di cavernicoli che l’avevano salvata in tenera età.

In quel frangente Ayla, crescendo, aveva dovuto combattere contro incomprensioni con un clan diversissimo dal suo, perché lei troppo evoluta rispetto alla tribù dei primitivi: Ayla ha coscienza di sé come donna e quindi pretende rispetto ed emancipazione da convenzioni retrograde a costo di essere emarginata e trovarsi di nuovo sola nella sconfinata terra preistorica.

Quanto questo possa essere verosimile non lo so, ma è curioso e interessante pensare che 30.000 anni fa, tra mammut e leoni delle caverne, già covassero in stato embrionale le lotte delle suffragette...!

Questo volume però si interrompe bruscamente, è necessario leggere i capitoli successivi per conoscere il futuro di Ayla e dato che tutto sommato ho trovato la sua storia piacevole, venata com’è di sentimentalismo ed episodi poetici, continuerò la lettura della serie.

7/10

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La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo

Audrey Niffenegger

Oscar Mondadori, Mondadori, 9 €

Un successo strombazzato a più non posso e alla fine quando me lo sono letta tutto mi sono chiesta: ma dov’è tutta questa bellezza??

La storia d’amore tra Henry DeTamble e Claire Abshire che si protrae nel tempo e nello spazio tra i continui salti temporali di lui, affetto com’è da una disfunzione genetica che lo fa viaggiare nel tempo in maniera passiva, manca prima di tutto di una chiara e netta caratterizzazione dei personaggi principali; la narrazione si concentra su particolari irrilevanti (tediose descrizioni di cene dai parenti, e perdite di tempo su come lui appoggia il bicchiere sul tavolo e come si sposta nella stanza, ecc. quasi fosse un abbozzo di sceneggiatura per il film che effettivamente ne è già stato tratto), e soprattutto si è perso di vista il lato romantico e passionale che poteva uscire da una storia come questa. Di lui e lei ho capito solo che scopavano da dio, ma per il resto...

Anche la parte fantascientifica del racconto è solo accennata e abbandonata da eventuali approfondimenti già dopo pochi capitoli. Mi sarebbe piaciuto leggere di più su quegli studi genetici e sulle diverse persone affette anche loro dalla stessa anomalia, l’autrice però molla tutto e tanti saluti. Forse che era troppo arduo mettere in piedi un argomento di quel tipo, con matematica quantica e quant’altro?

Avrei anche tagliuzzato il testo qua e là riducendolo di un buon terzo, dato che di lungaggini ne è zeppo però non mi sento di bocciarlo completamente, in fondo contiene una trama di base molto bella (una coppia che rimane legata anche nell’eternità) anche se è stata sviluppata in maniera mediocre.

In ultimo vorrei sapere a chi della Mondadori è venuta l’idea di ristampare il volume con una copertina nuova. ORRENDA.

6½/10

martedì 8 settembre 2009

Letture di agosto (1/3)

Eccomi!!! *embeh?*

Di seguito i libri che ho letto durante tutto il mese di agosto; di vacanza effettiva ho fatto solo 10 giorni in Valle d’Aosta, dato che ho lavorato fino al 18 di agosto compreso (ma che caldo ha fatto quest’anno???).

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Finché non cala il buio

Charlaine Harris

Lain, Fazi, 12 €

Non conoscevo la Harris e la sua saga con protagonista la cameriera Sookie Stackhouse fino a quando mia sorella non mi ha passato il primo volume in questione.

Sookie è svampita e un po’ frivola, sembra avere tutti i cliché scontati della cameriera, ma in realtà vivendo in un indefinito futuro ha la particolarità intrigante di riuscire a leggere nel pensiero di chiunque le stia attorno. Beh, chiunque tranne uno... la persona che non riesce a percepire è uno dei nuovi avventori del bar in cui lavora: Bill il vampiro.

Di esseri ibridi ce ne sono diversi che popolano il mondo futuribile creato dalla Harris, Bill e Sookie si distingueranno per essere coinvolti in una serie di omicidi che faranno virare il romanzo verso il genere thriller mentre il loro rapporto diventa qualcosa di più profondo e tenero introducendo tra le righe anche qualche scena di sesso.

Nel complesso è una buona lettura anche se un po’ troppo “leggera” e facile, ma datemi qualsiasi cosa con dentro dei vampiri purché non si chiamino Edward! Dopo la disastrosa esperienza con il secondo volume della serie di “Twilight”, mi ci voleva qualcosa per disintossicarmi prima di procedere con le successive seghe mentali della coppia Bella-Edward.

Comunque, la vita di Sookie continua nei volumi successivi (in totale sono nove, questo compreso) che credo leggerò in lingua originale data la scarsissima traduzione italiana poco curata anche dal punto di vista di errori ortografici a iosa... e anche perché gli ultimi tre libri non sono ancora stati tradotti dall’inglese.

Nel frattempo è stata trasmessa la prima stagione di TRUE BLOOD su Sky, telefilm tratto da questa serie con nei panni di Sookie quella che fu Flora in “Lezioni di piano”: Anna Paquin.

7/10

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Moonacre. I segreti dell’ultima luna. Il cavallino bianco

Elizabeth Goudge

Rzzoli Narrativa, Rizzoli, 18.50 € [meno male che l’ho preso in biblioteca!]

Pubblicato per la prima volta nel 1946 e risucchiato per decenni nel famoso “Tunnel del dimenticatoio”, “Moonacre” è stato ristampato in concomitanza dell’uscita del film omonimo e per via di dichiarazioni di un po’ di tempo fa di J. K. Rowling in cui quest’ultima sostiene di essersi ispirata a questo libro per scrivere la saga di Harry Potter.

Non mi sarei mai aspettata una roba così prolissa, vezzosa e ammorbante noia in tutti i paragrafi.

Come in ogni fiaba scontata che si rispetti i personaggi buoni sono tutti smielosi, felici e angelici; i cattivi invece - che vestono (guarda caso) di nero - sono cattivi ma proprio cattivi-cattivi-cattivissimi.

Il lieto fine non può certo mancare ed è così fastidioso, zuccheroso e prevedibile che fa quasi pena...

4/10

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Lessico famigliare

Natalia Ginzburg

Einaudi Tascabili, Einaudi [regalo!]

Ero molto curiosa di leggere per la prima volta una delle opere di Natalia Ginzburg, e qualche mese fa mi sono fatta regalare (sì, era un ordine, ahah!) dal moroso “Lessico famigliare” che sapevo essere fra i suoi libri più famosi.

Certo l’idea di raccontare la storia della sua famiglia attraverso i ricorrenti “tic verbali” pronunciati da ciascuno dei suoi famigliari era molto interessante e insolita, e così lo è stata fino a metà volume ma quando a un certo punto ho notato che nella narrazione mancavano elementi (secondo me) fondamentali per contestualizzare meglio il periodo predominante in cui si svolgono le vicende - epoca fascista e gli anni della Seconda Guerra Mondiale - ho portato a termine la lettura in maniera svogliata. La Ginzburg in quelle pagine insiste col porre l’accento sulle gite fuori porta fatte dalla sua famiglia, sulle vacanze in montagna, sulle discese in “ski”, sulla sua nuova vita di donna sposata con bella casa borghese tutta per sé munita pure di domestica, sui bei vestitini che la sorella e la madre si facevano fare dalla sarta in tempo di guerra... eccetera eccetera.

Di bombardamenti, restrizioni economiche e del vivere in quei tempi non se ne parla. Sembra che la famiglia Levi vivesse in un limbo di pace e serenità assoluta.

Mi hanno lasciata perplessa i commenti sbrigativi sui periodi passati in carcere da sua padre e dal fratello accusati di collaborazionismo, e soprattutto la freddezza nel raccontare con un paio di frasi stiracchiate l’uccisione del marito dopo la cui scomparsa si ritrovò completamente sola e con due bambini molto piccoli.

Capisco che abbia avuto delle remore nell’aprirsi al racconto di episodi così personali - tant’è che di sé stessa non racconta proprio nulla! - ma allora perché scrivere un romanzo autobiografico...?

6/10