lunedì 13 dicembre 2010

[Letture] Dove eravamo rimasti 2

Bright Star. La vita autentica di John Keats
Elido Fazi
Fazi Editore, 15 €

A giugno ho visto il film di Jane Campion, DOPO mi sono informata sulla storia di John Keats. Il film lo dipingeva come un uomo romantico, avvezzo alle disgrazie famigliari e quindi rassegnato, mite, consapevole di non poter far felice la donna della sua vita - Fanny Brown - per mancanza di rendita e nemmeno la possibilità di vivere di sola letteratura; un amore struggente che finisce male, malissimo.
Nel libro invece scopro che in realtà John Keats era un antipatico presuntuoso, che mentre scriveva (vaghe) romantiche lettere a Fanny andava a mignotte giù per la costa inglese, che in una di quelle puntate si era pure beccato la gonorrea, che accortosi materialmente di non riuscire nemmeno, come poeta, a vivere da scapolo aveva tassativamente scartato la possibilità di intraprendere la carriera di farmacista e aveva pure schifato successive proposte di lavoro da amici impietositi dal suo pessimo stato economico perché lui voleva vivere di poesia e lungi da lui distaccarsi da questo nobilissimo intento.
C’è da sottolineare però che al di là della non eccelsa personalità di questo scrittore resta indiscussa la bellezza e la poeticità dei versi da lui scritti; poi che Elido Fazi avrebbe potuto impegnarsi un po’ di più nella resa di questo saggio stiracchiato è tutto un altro discorso...

6½/10




Cacciatori di vampiri
Colleen Gleason
Newton & Compton, 4.90 €

Era da un po' che volevo leggerlo, ad agosto l'ho trovato tra gli economici Newton. Non l’avessi mai fatto...
Nell’Inghilterra di fine Ottocento Victoria Gardella è discendente di una famiglia di cacciatori di vampiri, raggiunti i 19 anni d’età è ora che prenda coscienza dei suo poteri di “ammazza-vampiri” (Buffy...?) e così la zia Eustacia (Eustacchia... che cazzo di nome...) organizza il suo esordio come cacciatrice in concomitanza con il debutto in società della giovIne.
Io ho resistito sì e no fino a pagina 53, ma la mia pazienza era morta da tempo cioè da quando a Victoria viene consegnato l’amuleto che la proteggerà. Uh, madonna, cosa sarà mai??? Niente meno che un piercing all’ombelico che le viene “applicato” durante una tamarrissima scena in cui sembra di essere ad a un rave-party.

BOCCIATO




Anne of Green Gables, vol. 1
Lucy M. Montgomery
Special Collector’s Edition, Starfire, Bantam Books [box con tutti e otto i libri della serie con Anne Shirley]

Classico della letteratura per l’infanzia, io ne conoscevo la trama solo per aver visto da piccola il cartone animato giapponese e sinceramente sono rimasta un po’ stupita nel notare come i toni del racconto originale siano molto più “pesanti” rispetto al mio ricordo di bambina nei riguardi della serie tv. Pesante nel senso che si parla di una bambina maltrattata, a cui è stato tolto il diritto allo studio, che si angoscia per la sua condizione difficile, che però fortunatamente trova nei due anziani Cuthbert (che non ricordavo proprio essere fratelli!) un sostegno emotivo, una famiglia che l’accoglie con affetto e le permette di avere una vita agiata.
Probabilmente anche nel cartone animato si parla anche di questi episodi ed è quindi la mia memoria a fare cilecca... comunque non c’è solo commiserazione, pianti e scene commoventi nel libro (che ricordano moltissimo i racconti di Charles Dickens), ci sono anche tante pagine in cui l’esuberante personalità di Anne entra in scena e il racconto si fa divertente, scanzonato anche quando la ragazzina si trova in momenti di disperazione così plateali da diventare quasi grotteschi.
Lo stesso stile di scrittura dell’autrice è molto ironico, dipinge così una protagonista anticonvenzionale e bizzarra, ma alla fine quello che mi è rimasto impresso di “Anne of Green Gables” è l’atmosfera serena, bucolica, nella quale Anne affronta la vita vedendo sempre e solo il lato migliore di ciò che le accade, nel bene e nel male.


9/10




Uomini che odiano le donne - Millenium Trilogy 1
Stieg Larsson
Farfalle, Marsilio, 19.50 €

Alla fine ho ceduto al boom pazzesco cresciuto intorno a questa trilogia e nella settimana di vacanza ad agosto mi sono portata dietro solo questo libro, quindi... o mi leggevo quello o niente.
Non è stata davvero una cattiva esperienza, nel giro di quattro giorni ero già arrivata a 3/5 del libro, anche se sinceramente c’avevo capito praticamente niente dei vari tipi di barche, motoscafi, catamarani e quant’altro che entrano in scena “così” durante la narrazione, e delle descrizioni dettagliatissime (a parer mio inutili) dei processori super mega potenti utilizzati dal giornalista Mikael Blomkvist e da quella che diventerà poi la sua assistente Lisbeth Salander.
Ma se vogliamo soprassedere su queste due pecche c’è poi solamente una cosa da fare, e cioè complimentarsi con Stieg Larsson per aver creato un personaggio femminile come quello di Lisbeth: una ragazza solitaria e diffidente, violenta, dai legami affettivi quasi inesistenti tanto si è inselvatichita dopo essere uscita da un passato difficile. A Lisbeth non interessa una collocazione nella società, vuole solo essere indipendente e non avere nessuna restrizione né nello stile di vita (ai perbenisti non deve fregare se passa con disinvoltura da una relazione lesbica ad una di solo sesso con un uomo) né nella maniera in cui lavora (e qui avere un capo che la asseconda in tutto e per tutto è un buon vantaggio per lei ma anche, nella realtà di noi lettori, assai improbabile...); questo carattere a tratti sgradevole e anche un po’ nevrotico nasconde però la classica sensibilità femminile, un’ambiguità che è alla base della personalità di questo personaggio e che lo rende estremamente complesso e per questo molto interessante. Le parti in cui è in scena Lisbeth sono state quelle che attendevo mentre leggevo e che seguivo con enorme piacere.
Sì, poi c’era il filone thriller-poliziesco e la ricerca spasmodica del colpevole con curatissime indagini, ma... a me bastava Lisbeth.

7/10 (per la trama)
9/10 (per il personaggio di Lisbeth)