lunedì 7 aprile 2008

Leggo troppo?



Il maestro magro

Gian Antonio Stella

RL Libri, Superpocket, 5.90 €

Era dal 2005 che aspettavo di veder uscire la versione (super)economica di questo libro. In Università lo leggevano praticamente tutti e io, pur di non prenderlo in biblioteca - che così altrimenti non avrei poi mai preso una copia tutta per me, sicura com’ero della bellezza del romanzo - ho atteso fino all’uscita di questa edizione.

Ma, se dicessi che non sono riuscita a finirlo, che la storia è sì interessante e ricca di notizie cultural-sociali-economiche degli anni ’50-’60 in Italia ma che vengono inserite nel contesto narrativo in maniera non del tutto riuscita, che così i personaggi sembrano parlare come un libro stampato, che mi aspettavo un bel romanzone d’amore e vita nel dopoguerra italiano, di quelli che la Rai sicuramente usa per i suoi sceneggiati, e che invece mi sono trovata a leggere pochissimo di quei due protagonisti principali innamorati e che buona parte del racconto è incentrata su miriadi di personaggi dei più disparati sui quali si attacca ogni volta una tiritera infinita per raccontare il prima, il dopo e il durante della vita di quelle persone lì che, davvero... dopo un po’ non ne potevo più.

Ecco, se dico tutto questo... rischio il linciaggio?

5/10

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Le donne che leggono sono pericolose

Stefan Bollmann e Elke Heindereich

Rizzoli, 29 €

Può mancare un libro come questo nella bibliotechina personale delle donne lettrici?

Credo proprio di no!

E’ un libro che si può solo leggere, solo sfogliare, solo guardare o tutte queste cose messe insieme; è una carrellata sulla diffusione della lettura tra le donne a partire dal Medioevo fino ai giorni nostri, il tutto raccontato con le parole attraverso alcuni saggi introduttivi e raccontato visivamente grazie a una considerevole varietà di dipinti, incisioni e fotografie di ogni epoca che ritraggono la “donna che legge”. Figure femminili ogni volta accompagnate da interessanti didascalie critiche, e ogni volta sorprese nelle più svariate posture, abbandonate su di una poltrona completamente assorbite dal piacere della lettura, altre in ansia per le notizie ricevute tramite una lettera funesta, altre altere e superbe che reggono con sfida il simbolo dell’emancipazione femminile, dell’intelligenza, dell’accrescimento interiore e del proprio spirito critico: il libro.

Se vi piace leggere e se siete donne, questo libro fa al caso vostro.

Se siete uomini potete leggerlo comunque e osservare come la lettura e l’oggetto libro siano visti dall’atra metà del cielo. Dalla prima pagina all’ultima.

9/10

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Il mago di Oz

L. Frank Baum

Bur, 8 €

Alice nel paese delle meraviglie

Lewis Carroll

Bur, 4.99 €

Da bambina non avevo mai letto questi due libri. Ho rimediato adesso con qualche “decennio” di ritardo. :-D

Avevo però visto e stravisto i film (d’animazione e non) che ne furono tratti, e devo dire che ho sempre preferito “Il mago di Oz” alla storia di Carroll.

E adesso, anche dopo aver letto le fiabe originali, lo confermo: tanto “Il mago di Oz” è una fiaba lineare, in cui i personaggi seguono i propri sogni e desideri, percorrendo un viaggio fantastico che avrà comunque una fine, o meglio, un lieto fine; tanto il racconto di Alice è impregnato di nonsense, di bizzarrie linguistiche e tramiche, dove i personaggi non hanno un ruolo “concreto”, e né si comportano seguendo un filo conduttore.

In Alice non mi è piaciuta l’incoerenza di cui è disseminata tutta la fiaba, l’insistere su giochi di parole poco comprensibili che anche se presi senza attribuirgli un significato non mi hanno fatto comunque divertire.

Va detto che gli stessi sono ampiamente analizzati nelle note al testo seguendo le solite direttive freudiane - le stesse dell’interpretazione dei würstel di “Doppio Sogno”...

Ma, sapere da quelle note esplicative che “Il cibo ha il suo rovescio nell’escremento; il nutrimento e il controllo degli sfinteri corrispondo alle fase orale-anale che nell’infante è caratterizzata da una forte carica di sadismo.” [pag. 44 - nota n. 19] in riferimento a una frase semplicissima come: “[Alice] L’aprì [una scatoletta di vetro] e vi trovò un pasticcino sul quale era scritto con lettere di crema: ‹MANGIAMI›.”, potrà anche essere utile a un lettore adulto ma a un bambino, che si vuole solo divertire nel leggere una favola... che serve???

Ma anche noi adulti, cosa potremmo ricavare da un’analisi così morbosa, così attaccata al lato sessuale di Carroll nei confronti delle sue amichette bambine, delle sue manie, ecc. (l’analisi del testo ne è disseminata!) concernente un racconto favolistico come le avventure di una bambina saccente, come tante, che precipita sottoterra attraverso un buco e arriva in un mondo fantastico e irreale?

Nulla, appunto.

Eppure c’è una schiera di critici che si prodiga in analisi coltissime e in disquisizioni di carattere erotico sul perché Alice mangia un pasticcino piuttosto che un pezzo di fungo.

Cretinate.

Queste sono o non sono FAVOLE? Nate per far divertire i bambini di tanti anni fa, quelli che siamo stati noi e quelli che nasceranno in futuro? (Per me) SI’, e sono SOLO favole.

Il resto è inutile.

Ciò non toglie comunque che preferisca “Il mago di Oz”, classica fiaba per l’infanzia dove ci viene insegnato che dietro l’apparenza c’è sempre qualcosa di buono o, all’occorrenza, di cattivo; piuttosto che “Alice nel paese delle meraviglie” dove Alice è una bambina dispettosa, saputella e in cui i personaggi che incontra non sono delineati chiaramente sotto l’aspetto psicologico.

P.s.: niente voti per questi due romanzi d’infanzia. Non mi sembra il caso. ;-)

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Virginia Woolf e le sue amiche [in realtà doveva essere tradotto come “Le donne di Virginia Woolf”]

Vanessa Curtis

La Tartaruga Edizioni, 14 €

Un saggio scorrevole e relativamente interessante sul rapporto che Virginia Woolf ebbe, dall’adolescenza fino al tragico suicidio avvenuto all’età di 59 anni nel 1941, con diverse donne che segnarono la sua vita sia personale che artistica.

Si parte analizzando le figure strettamente famigliari - madre, nonna e le sorelle Stella e Vanessa - continuando poi con le colte e letterate donne che la aiutarono a sfondare nel campo dell’editoria e a crescere come persona, superando i diversi e penosi stadi di nevrosi e malattia mentale di cui Virginia fu affetta fin dall’età di tredici anni: e sono Vita Sackville-West, Ethel Smith, Ottoline Morrell, Violet Dickinson, Katherine Mansfiled, più altre di minore spicco affettivo.

All’inizio l’ho definito come un saggio “relativamente” interessante, perché la Curtis cade spesso in contraddizioni e evita fastidiosamente di prendere una posizione netta su alcuni aspetti della vita di Virginia Woolf: non vuole parlare delle dicerie che da anni si bisbigliano su delle presunte violenze sessuali subite da Virginia e Vanessa dai fratellastri nati dal primo matrimonio della madre; non si pronuncia nemmeno sulla vera causa della morte di Stella - peritonite o aborto? - e evita con fare scandalizzato di approfondire la natura dei rapporti d’amicizia tra Virginia e alcune delle donne sue amiche, con le quali instaurò delle vere e proprie relazioni sentimentali che, come è naturale, sfociarono anche in rapporti sessuali. La Curtis a questo proposito ammette solo l’evidenza più risaputa, cioè quando qualora esistano dei carteggi e degli scritti originali in cui si palesano chiaramente accenni a eventuali rapporti saffici. Delle dichiarazioni di amici e famigliari non si cura.

E allora mi chiedo se un saggio di questo tipo non sia poi così utile, se per scriverlo l’autrice in primis impiega una serie di reticenze tutt’altro che opportune...

Almeno le notizie, le fotografie originali e inedite (davvero suggestive!) e le curiosità su come viveva la famiglia Stephen (cognome da nubile di Virginia) tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento, sono assai interessanti e mostrano come la personalità complessa di Virginia Woolf si sia formata e da cosa poi, una volta diventata una scrittrice di successo, prese spunto per i suoi romanzi.

Per il resto è un saggio mediocre...

6½/10