venerdì 16 dicembre 2011

Raphael Gualazzi | Artemisia Gentileschi

Lunedì sera sono stata al Teatro degli Arcimboldi di Milano per vedere il concerto di Raphael Gualazzi.
Posti tutti esauriti e tanto entusiasmo per vedere suonare e cantare dal vivo questo artista diventato noto grazie alla vittoria all’ultimo San Remo. Noi eravamo seduti in prima galleria, dove c’era anche qualche bambino con la mamma e il papà, ma soprattutto tante coppie di svariate età.
L’inizio del concerto è stato un po’ sotto tono, forse per via della timidezza di Gualazzi di cui si parla spesso, poi però devo dire che è stato un trionfo. Io ho solo il suo secondo album, quindi tutte le canzoni incise
prima erano nuove per me, ma mi sono strapiaciute anche quelle; sono musiche che ti trascinano e divertono, ed eseguite perfettamente sia da Raphael (vedere dal vivo quali virtuosismi faceva con le dita sul pianoforte è stato impressionante) che dai musicisti che lo accompagnavano (bravissimi il batterista e il trombettista!).





E’ stato un concerto fatto da veri professionisti, visivamente bello anche da guardare per la cura e la scelta fatta sulle luci che illuminavano il palco e cambiavano colore in base alle melodie.
E alla fine dell’esibizione metà teatro si è alzato in piedi, io no restando tra quelli rimasti seduti che (e l’avrete capito) hanno comunque applaudito calorosamente. Voglio dire, Gualazzi ha appena 30 anni ed è all’inizio della carriera, per concedergli una “standing-ovation” aspetterei ancora un po’.
Unico appunto, il mancato secondo bis: nonostante i quasi dieci minuti di richiami “fischiati” dalle due gallerie (e, prima, l’alzata in piedi di mezzo teatro) Raphael e i suoi musicisti non sono tornati sul palco.
Comunque al prossimo tour tornerò a vederlo.

Il giorno prima invece (domenica) di mattina siamo andati in compagnia a vedere, sempre a Milano, la mostra su Artemisia Gentileschi a Palazzo Reale.
Di questa pittrice avevo solo letto il librettino monografico della Giunti (quelli sottili come sottilette ma abbastanza grandi per vedere un po’ meglio i dipinti), e mi aveva interessata soprattutto per le sue vicende personali. Fu violentata, diciottenne, da un giovane amico del padre e da quel momento i soggetti dei suoi quadri si concentrarono su rappresentazioni di rivincita della donna sull’uomo: lui, indifeso nonostante la gigantesca mole, soccombe alla forza impassibile, fredda di lei aiutata a volte da una seconda donna, simbolo di solidarietà femminile. Ma supera il momento e diventa pittrice di professione, richiestissima anche al di fuori dell’Italia, in un campo artistico all’epoca prettamente maschile (maschilista?).

I dettagli dei suoi quadri sono di una precisione certosina, viene ricreata l’opulenza del ‘600, tra gioielli, pizzi, vestiti pregiati.
Ma il quadro che più mi ha colpita è stato la prima versione della “
Madonna con bambino”. Pensavo di trovarne al book-shop una riproduzione, ma era chiedere troppo!
Costo del biglietto 9 (rimortacci!) euro, per un allestimento poco curato, con alcune sale troppo buie e praticamente tutti i quadri illuminati malamente.
Noto che ultimamente a Palazzo Reale gli va un po’ male coi commenti dei visitatori, per dirne una recentemente ci sono state critiche per la scelta fatta su cosa esporre alla mostra di Cézanne tuttora in corso: quadri poco conosciuti e nessuna traccia dei famosissimi dipinti di questo pittore che uno si aspetterebbe di trovare in una sua mostra monografica.

Prima di prendere il treno per tornare a casa ci siamo fermati a mangiare
qui. Un’abbuffata che non vi dico, e pure economica.

mercoledì 7 dicembre 2011

Letture di ottobre (2/2)

The book thief
Markus Zusak
Black Swan, me l’ha prestato mia zia, su Amazon costa circa 7 €

Ne hanno parlato in ogni dove, è stato un caso letterario anche in Italia sotto il titolo (tradotto presumo a caso con “Google Translate” dagli editori) “La bambina che salvava i libri”, ma è davvero un testo così pregevole e superbamente commovente come il 90% dei lettori l’ha definito?
Dal canto mio l’ho trovato - almeno leggendolo in lingua originale - interessante nelle prime 30-40 pagine, d'altronde è l’inizio della storia e trovarsi la Morte come narratrice è accattivante, però poi la narrazione si spersonalizza sempre più nonostante il gruppo di personaggi protagonisti cresca ed evolva di fronte a fatti decisivi e psicologicamente provanti come quelli dell’affermarsi del nazismo in Germania. Dico “si spersonalizza” perché questa Morte sembra stare a raccontare gli ingredienti dell’etichetta dello Svelto al gusto limone per lavare i piatti: prendiamo ad esempio il personaggio protagonista di Liesel, lei ha 9 anni all’inizio della storia, viene strappata alle sue radici, spedita lontano e in un clima di oppressione politica e culturale diventa un’adolescente, impara ad amare i genitori adottivi, a leggere e a farsi capire in una lingua fino a quel momento a lei sconosciuta, conosce l’affetto, l’amicizia, ma tutto questo la Morte mica te lo scrive con empatia, no, solo con asettica didascalia. Se fosse stata Liesel stessa a raccontare della sua vita ci sarebbero state più possibilità di approfondire l’aspetto psicologico.
Così io di pathos non ne ho provato a parte, come detto, nelle pagine iniziali che sono davvero scritte bene; poi non so cosa gli è preso a Zusak, ma il resto della storia è lento, privo di capacità narrativa e più che romanzo per adulti questo è pura “juvenile fiction”. Semplice-semplice e soooooo booooring....

6/10

Nella roba da restituire in biblioteca ho scoperto che tra le letture di ottobre mancava un libro! “La lettrice” di Raymond Jean [Biblioteca del Vascello, 7.75 €]:

se me l’ero dimenticato c’è un perché, infatti nemmeno questa lettura mi ha entusiasmata e l’avevo rimossa. E’ il racconto in prima persona dell’esperienza di Marie-Costance, burrosa disoccupata con una vita tutto sommato agiata, come “lettrice a domicilio”, una professione che dovrebbe darle oltre che soddisfazione personale (le è sempre piaciuto leggere a voce alta) anche un afflato filantropico (potrà allietare quelle ore di tedio degli infermi, delle persone sole, ecc.).
La sua nuova occupazione la porterà a conocere strani personaggi (sì, le definirei così, non sono esattamente “persone”), ognuno con le sue manie, che col trascorrere dei mesi e delle letture la utilizzeranno a loro piacimento per soddisfare bizzarre fantasie incappando anche in imbarazzanti disavventure.
Il tutto con una ripetitività piatta, e con Marie-Costance che, nonostante la sua variegata Cultura, definirei un po’ troppo leziosa e anche cretinetta...
Poi solo per il fatto che dell’amore per la lettura non se ne parla - Marie-Costance alla fine legge solo perché pagata! - non è che questo renda il libro piacevole, ma solo un racconto economico-centrico.
Leggere è un lavoro, non una passione.

5/10

sabato 3 dicembre 2011

Nuovo inizio

Così ho chiuso il mio vecchio blog (isabelletostin.splinder.com) che rimarrà comunque visibile fino al 31 gennaio 2012:

"A gennaio Splinder chiuderà il server e tutti i blog verranno cancellati.
Io, volendo continuare questa esperienza divertente del blog, ho spostato l’intero archivio su un nuovo sito:


http://culturavanvera.blogspot.com/

siccome l’ho fatto in maniera “casalinga” (non capendoci nulla di file xml, esportazione del blog, ecc...) sono riuscita a trasferire tutto ma senza i commenti, che quindi si sono persi.
Pazienza! Quello che mi premeva era mantenere nel web tutto quello che ho scritto (mentre avevo già una copia di tutti i post sul mio pc, salvati in Word).
Stessa cosa per l’altro blog, quello di cucito, che è stato inglobato nell’archivio del nuovo indirizzo. Non avevo più voglia di gestire due blog separati, così trovo tutto più semplice. Stessa precisazione: ho trasportato l’archivio di As You Sew It perdendo anche di lui i commenti.
Bene, vi aspetto allora nel nuovo blog!"

giovedì 24 novembre 2011

Corso di fotografia

Ieri sera c’è stata l’ultima lezione del corso di fotografia che ho frequentato tra ottobre e novembre. E come conclusione del corso ciascuno dei partecipanti ha dovuto portare 5/6 foto scattate manualmente, io ho portate queste:










Sono molto contenta del risultato, non avevo mai imparato a impostare né l’ISO, né il diaframma, né il tempo di esposizione, ecc... perché pur avendo una reflex digitale NON la sapevo usare e facevo tutto in automatico (anche la messa a fuoco).
Devo fare ancora tantissima pratica, non si impara mica in sette lezioni!, ma almeno adesso le foto in notturna le riesco a fare. ;)
Ora devo decidere per la prossima primavera se iscrivermi al corso “avanzato”; nel frattempo ho già programmato di frequentare, da gennaio 2012, un laboratorio di tessitura su telaio verticale e un altro di cesteria in cui si utilizza solo materiale di recupero.

giovedì 17 novembre 2011

Letture di ottobre (1/2)




Questa che vedete sopra è la “pignetta” dei libri di ottobre. Sono lontani i tempi in cui arrivavo a leggere anche sei/sette libri al mese (questo fino a un anno fa) vuoi perché avevo una lunghissima wish-list da smaltire (cioè libri da prendere in prestito in biblioteca) e vuoi perché le tre mensole della libreria Ikea infognate di miei libri acquistati e non ancora letti sembravano non svuotarsi mai. Ma dallo scorso autunno, dopo aver fatto incetta di libri in biblioteca e letti un po’ dei miei, mi sono ripromessa di leggere meno voracemente, gustandomi anche di più le letture.
Poi fa niente se sabato sera mi sono comprata “La ciociara” di Moravia e “Una pace perfetta” di Amos Oz, andando così a rimpinguare di due titoli i 42 libri già in attesa parcheggiati nelle mensole di cui sopra...
Così mi è venuto in mente un ulteriore proposito (portando comunque sempre avanti quello dell’autunno 2010 “leggere con più calma”): NON comprare nessun libro se non si è almeno letto UNO di quelli in attesa; fanno però eccezione quelli prestatimi e/o presi in biblioteca - non costano nulla! - che potrò prendere in quantità illimitata.
E voi, quali progetti avete per organizzare meglio la vostra vita da bibliofili incalliti??




Agnes Browne mamma
Brendan O’Carroll
Neri Pozza, 14.50 €

Questo libro ti accompagna giusto il tempo di qualche ora, l’ho iniziato a leggere un sabato pomeriggio per finirlo il giorno dopo, di domenica in giardino (il 3 ottobre faceva ancora caldo), senza troppo sforzo di concentrazione.
E’ la storia di Agnes e della sua numerosa famiglia che vive a Dublino nel quartiere popolare del Jarro, negli anni ’60. Alla morte improvvisa del marito Agnes si ritrova sola con sette figli, ma non si lascia certo prendere dallo sconforto, anzi, è il momento giusto per godersi la vita.
Tuttavia, nonostante i buoni propositi e i pareri positivi letti qua e là nel web e gli elogi fattimi di persona, ho trovato la storia condita da un umorismo grottesco: si parla di miseria, morte, malattia ma tutti sono felici e si fanno dei grandi castelli in aria... va bene che non perdere la speranza davanti a sfortune apocalittiche è sempre la cosa migliore, ma in questo libro c'è veramente troppa leggerezza.
Ve lo consiglio se siete in cerca di una lettura facile e veloce (appena 170 pagine).
La storia prosegue con altri tre volumi che non penso leggerò ma solo per le copertine che mi piacciono un sacco sarei tentata dal comprarli tutti. :P


5/10

venerdì 11 novembre 2011

Tracy Chapman

Curiosando tra i cd e i dischi a casa dei miei zii ho trovato un album di Tracy Chapman, una cantautrice afroamericana di cui non mi ero mai interessata anche se per fama la conoscevo già.
Mercoledì sera invece di leggere, o cucire ascoltando la radio, ho messo nello stereo il cd “Tracy Chapman” e l’ho ascoltato leggendo intanto i testi delle canzoni (faccio ancora fatica nella “comprensione orale” - si diceva così a scuola - dell’inglese, e tuttora continuo a guardare i film in lingua originale con i sottotitoli in inglese altrimenti mi perderei un buon 40%).




Scopro così delle canzoni che affrontano argomenti molto difficili, impegnati, che toccano il sociale: razzismo, violenza domestica, il divario tra i paesi occidentali e quelli sottosviluppati, amarezza, povertà, disoccupazione, consumismo, sogni utopici (di vita, ma anche rispetto al patriottismo americano già all’epoca in discesa - l’album è del 1989); se c’è l’amore questo viene raccontato attraverso rapporti impossibili e deleteri, o nei quali le responsabilità di coppia non vengono prese portando la relazione pian piano alla sua fine. Ci sono però un paio di testi che spronano a prendersi una rivincita dalla vita, a fare esperienze, a sperare comunque in un futuro migliore e sono gli unici ad avere un po’ di ottimismo, perché nonostante le melodie molto orecchiabili, folk, che fanno sembrare tutti i brani delle delicate ballate, in realtà c’è poca serenità nelle canzoni di Tracy Chapman e l’album ti coinvolge emotivamente.




Sono passati già 22 anni dalla sua pubblicazione, mentre i primi testi composti risalgono a ben prima di questo album d'esordio - cioè al 1982, scritti da una Tracy Chapman giovanissima (è nata nel 1964); ma è un album ancora estremamente attuale e mi ha fatto venire voglia e curiosità di vederla suonare dal vivo. Chissà se ne avrò l’occasione, dopo un breve tour in Italia nel 2009 non sembrano esserci in previsione nuovi concerti.
Vi consiglio davvero l’ascolto di questo bellissimo disco, e magari rimarrete sorpresi quanto me nello scoprire, tra sensazioni, riflessioni e buona musica, che il brano “Baby can I hold you” già oggetto di una cover è proprio opera di Tracy Chapman.

Buon fine settimana!

lunedì 7 novembre 2011

Bon appétit!



Da luglio ho provato in cucina queste ricette:

La torta medievale allo zafferano che avevo assaggiato alla ricostruzione storica Trecentesca; ho trovato qui la ricetta, ma anche se è piaciuta a tutti la prossima volta dimezzerò le dosi di zafferano, perché io ho usato tre bustine di quello da utilizzare per i risotti, mentre in realtà avrei dovuto usare i pistilli freschi (che qui non ho idea di dove trovarli!) quindi il sapore della torta era tendente all’amarognolo. Diminuirò a 1 bustina e ½.






Un fine settimana di inizio settembre ho preparato dei biscotti senza uova seguendo una ricetta che mi ha passato mia cognata. Sono usciti praticamente immangiabili, avevano un forte retrogusto di lievito dato che nelle istruzioni era specificato di aggiungerlo all’impasto (che risulta essere simile alla pastafrolla) solo una volta fatta la palla... ma così il lievito non si amalgama per niente! Ormai era tardi per rimediare. Li ho mangiati per disperazione, ero a casa da sola, c’erano 32 gradi, qualcosa di dolce ti tira su comunque il morale.







A ottobre ho invece provato la Cheese Cake all’Italiana della Benedetta Parodi (qui gli ingredienti col video tratto dalla puntata). Ho iniziato a seguire Cotto e Mangiato due anni fa, per motivi di orari mi guardavo in “replica” i pezzettini delle puntate caricate di volta in volta su You Tube, ma adesso che con il nuovo programma, “I menù di Benedetta”, c’è tanto di vera replica alla sera su La7d, non me lo perdo mai.




La cosa che mi piace di questo programma (che è uguale a Cotto e Mangiato, ma solo più articolato con la creazione di un menù dall’aperitivo al dolce, come imbandire la tavola a tema, quali fiori scegliere, ecc.) è che le ricette sono semplici ma sempre di grande effetto, fatte apposta per chi vuole proporre qualcosa di nuovo in tavola ma mantenendo un’impronta casalinga, senza arrivare quindi a quelle ricette a volte assurde che vengono preparate a La prova del Cuoco. In più supponendo che uno abbia anche una vita un po’ frenetica, un lavoro che lo impegna molto, la casa e i figli da accudire, o semplicemente non sia troppo esperto in cucina (un uomo single, ad esempio?) la Benedetta ti consiglia senza pudore e con totale tranquillità di semplificare ulteriormente i procedimenti culinari utilizzando i cibi già pronti (pasta frolla, sugo,...) e i surgelati (dal soffritto alle verdure già grigliate, ecc.).
I puristi inorridiscono - ma nessuno vieta loro di rifare le stesse ricette seguendo però diversi criteri di scelta delle materie prime! - io invece credo che tutto questo rispecchi le esigenze di buona parte di noi, quindi è un programma utilissimo. Poi lei è simpatica e "alla mano".






La Cheese Cake rivisitata non prevede l’utilizzo del classico Philadelphia ma di formaggi italiani: ricotta e robiola.




Più una quintalata di ingredienti possibilmente di prima qualità (come la bacca di vaniglia fresca). In questo senso è una torta un po’ costosa (viene a costare sui 20 €) ma la si mangia tranquillamente in 6-8 persone, e poi - scusate - volete metterla a confronto con i preparati della Cameo???? Assolutamente.
Unico appunto, i tempi di cottura: dai 55 minuti indicati durante la puntata, ci sono volute (con forno statico) quasi DUE ORE!!






Il baccello di vaniglia svuotato l’ho inserito in un pacchetto di zucchero; ormai è passato un mese, l’aroma si sarà sparso per bene in tutto il sacchetto, la prossima volta che avrò bisogno della vanillina userò invece questo zucchero vanigliato (ah! le fragole di guarnizione io ho optato per affettarle e servirle a parte, così ognuno ha deciso se mangiarsi la cheese cake da sola oppure insieme alle fragole fresche)

Sempre lo scorso ottobre con le pere Conference prese ad Antey ho preparato la confettura di pere. Ho sbagliato a riempire i barattoli molto sotto il bordo... Ne sono usciti due vasetti grandi (avrei dovuto usare solo vasetti piccoli, adesso una volta aperto il barattolo ci si metterà tanto tempo per finirlo tutto!), più un vasetto piccolo assente nella foto perché l’avevo già dato a Luca da assaggiare.
Ho usato la pectina 2:1, per la prossima confettura fatta in casa proverò quella 3:1 (meno zucchero è sempre meglio).






Con le quattro pere avanzate ho fatto un’altra torta della Parodi con farina di grano saraceno. Molto buona, mi è piaciuta soprattutto la consistenza della farina che dava un po’ di “rustico” alla torta.






Prossima torta nuova da provare in questo mese di novembre: la torta caprese.

lunedì 31 ottobre 2011

Zucche ornamentali

Oggi è la giornata giusta per farvi vedere le foto delle zucche che ho coltivato quest’anno e che ho raccolto lo scorso 4 ottobre. :)











Vintage?

Diverse settimane fa ho recuperato due tendoni ricamati di tanti anni fa (poco più della mia età!) e ne ho ricavato due tende da giorno per la camera da letto di mia nonna Lina.
Ho scelto prima quale parte del ricamo volessi far rimanere al centro dell'altezza totale delle tende finite (i tendoni originali erano lunghi quasi il doppio! ma non abbastanza per ricavare quattro tende anziché solo due...).
Per l’arricciatura in cima ho passato prima la filza col filo da imbastire, ho sistemato le pieghe fino a raggiungere la larghezza necessaria; ho poi applicato imbastendo la fettuccia apposita che ha dei buchi in cui infilare le “paperelle” di plastica (delle specie di uncini, da fissare poi al binario di ferro su cui la tenda scorrerà). Ho quindi fatto una sola cucitura a macchina lungo tutta la fettuccia, automaticamente anche le pieghe sono rimaste cucite in posizione. Per ultimo ho cucito l'orlo.
Adesso mi resta da cucire la coppia di tende da notte (in blu cobalto), che andranno appese al secondo binario, quello più interno alla finestra.













giovedì 27 ottobre 2011

Letture di settembre (3/3)


Oggi dovrei terminare le recensioni di settembre ma dato che sto leggendo “La vita ridotta all’osso” di Leo Hickman voglio farne una recensione a confronto con “La sfida delle 100 cose” di Dave Bruno - letto appunto a settembre - dato che più o meno trattano lo stesso argomento.
Quindi vi auguro buona serata con l’ultimo libro di Carmelo Abbate, che penso alzerà enormi discussioni...!




Sex and the Vatican. Viaggio segreto nel regno dei casti
Carmelo Abbate
Piemme, 18.50 €

La lettura di questo saggio-inchiesta mi ha inevitabilmente portato a ragionare sulla mia fede e sull’idea che ho della Chiesa Cattolica, e ho avuto la riconferma sulla mia scelta (presa intorno ai 18 anni di età) di allontanarmi, e quindi di diventare non praticante, da un mondo chiuso in sé stesso, contraddittorio e falso.
Non voglio entrare troppo nel personale - sto commentando un libro su tutt’altro argomento! - ma se qualcuno di voi è interessato a intavolare una discussione sul perché della mia scelta, ecc.. io sono disponibile.
Tornando a parlare del saggio, dicevo, analizza il binomio vita sessuale-vita ecclesiastica: i due aspetti possono convivere? e come, se tra i dogmi figurano il celibato e la castità? e l’omosessualità? Questi e altri quesiti hanno risposte MOLTO articolate e che non lasciano dubbi, così sono venuta a sapere che nella Chiesa non solo la castità è un miraggio (praticamente una buona fetta dei preti e delle suore praticanti ha desideri sessuali sia etero che omosessuali, che poi mette in pratica) ma che esiste uno stile di vita diffusissimo tra i preti di affiancare alla vita ineccepibile in canonica quella di compagno, padre (!) e capofamiglia conducendo così una doppia esistenza.
Un’altra cosa che mi ha lasciata sconcertata è che questi uomini/donne di fede ritengono normalità la loro vita sessuale nascosta: fare sesso aiuta a scaricare la tensione emotiva, e avere un partner fisso (ma anche no...) con cui farlo porta a ricreare l’atmosfera di una famiglia virtuale, che potrà essere utile quando loro (preti/suore) si troveranno ad appianare screzi e problemi famigliari in famiglie “vere”, della comunità di cui fanno parte.
Quindi a fronte di tutto ciò, e di tanti altri aspetti che sfiorano più la sfera emotiva che sessuale, perché credere nella Chiesa e in ciò che predica? Se tutti nel Vaticano sanno dei festini gay, delle mogli nascoste, delle suore che fanno sesso consenziente e di quelle che vengono violentate dai loro colleghi missionari, e nessuno cerca di proporre delle modifiche nel loro “regolamento” di vita?
Scopro così un movimento religioso ancora più radicato nell’ipocrisia, nell’omertà (il Vaticano tace su quasi tutto), sul voler mantenere a tutti i costi i propri privilegi a discapito di chi ruota lui attorno (aborti imposti alle compagne dei preti, preti che non vogliono lasciare la tonaca per la famiglia nascosta, violenze mai denunciate...), su contraddizioni a catena.
Non è un libro scritto benissimo (poi ha un titolo talmente stupido, che fa il verso al telefilm di Carrie e compagnia!), ma mi ha fatto riflettere e rianalizzare la scelta che ho fatto tanti anni fa aggiungendovi ulteriori elementi.


lo devo votare???

lunedì 17 ottobre 2011

Letture di settembre (2/3)

Questi sono gli altri tre libri letti a settembre:





Oggi vi parlo di:




L’anno del Diluvio
Margaret Atwood
Ponte alle Grazie, 19.60 € [ma l’ho acquistato su Ibs col 30% di sconto]


Della Atwood avevo letto in precedenza “L’assassino cieco” e “Il racconto dell’ancella”, mi erano piaciuti molto per la commistione di generi e per avere all’interno della trama dei riferimenti a fatti politici ed economici attuali ma rielaborati in un’ambientazione futuristica.
Anche “L’anno del Diluvio” è strutturato allo stesso modo: gli abitanti del mondo in un futuro prossimo sono divisi per ceto sociale ed etnia, abitano in quartieri e aree dalle quali non possono uscire se non tramite appositi permessi; le scoperte genetiche e l’evolversi della scienza in toto hanno influenzato la vita umana fino ad arrivare a un assurdo fanatismo che permette di avere a pagamento qualsiasi cosa (nuova identità, una nuova faccia, sesso a base di pillole allucinogene, ecc..); il cibo è solo junk-food dalla dubbia provenienza (riciclaggio di cadaveri e carcasse di animali trafficati clandestinamente) e la vita quotidiana è regolata dalle multinazionali.
In questo desolante scenario per alcuni la fede e il riavvicinamento alla natura e alla Terra è l’unica salvezza, gruppi di uomini fuggiti da questa vita “schematica” ma allo stesso tempo allo sbando si rifugiano, abbandonate le proprie identità, in palazzi in disuso dentro i quali ricreare e riscoprire una vita primordiale basata sul contatto umano e sul rispetto delle specie animali e vegetali.
A fronte di una così variegata presenza di elementi narrativi, per altro davvero interessanti (si toccano anche argomenti collegabili alla filosofia New Age, al vivere con poco - il così detto downshifting - a una satira verso le sette di stampo religioso, eccetera) la narrazione però si perde tra salti temporali e il fulcro del racconto viene dilatato in oltre 400 pagine di una lentezza infinita e dal linguaggio che non è più quello solito della Atwood, ma dalla poca eleganza e da un continuo sforzarsi di sembrare “giovane” - una delle due protagoniste è una adolescente - col risultato di essere ridicolo.
Si arriva al finale con una velocità assurda, ma proprio per questa sinteticità nel descrivere le ultime 150 pagine sono le migliori.
Ho saputo in seguito da mia sorella che questo libro è collegato ad un altro precedente della Atwood, “L’ultimo degli uomini” dove la stessa storia è raccontata da un altro punto di vista. Lo leggerò, anche se la bravura di questa scrittrice qui è decisamente sottotono.


6/10



Ho pensato di riprendere a scrivere anche di cinema, non ne parlo dall’anno scorso, scrivevo a intermittenza e quando aggiornavo trovavo più piacere e svago nel parlare di soli libri.
Quindi, ecco che ritornano i veloci (non ho mai avuto il dono della sintesi, vediamo se adesso mi riesce a dire tutto in maniera essenziale) resoconti delle mie visioni cinematografiche: ieri sera sono andata a vedere con Luca “Arrietty” sceneggiato dal grande Hayao Miyazaki. I suoi film, anche quando ci mette solo lo zampino come in questo caso, mi fanno sempre commuovere, sono poetici;





qui con enorme e toccante delicatezza si parla di amicizia tra creature diverse e mi ha molto ricordato uno dei cartoni animati della mia infanzia, “Memole”, e il tema del vedere l’altro uguale anche se diverso. La colonna sonora composta da Cécile Corbel, suonatrice d’arpa, si sposa benissimo con il racconto grazie anche al suo stampo fiabesco dalle sonorità celtiche.

[“Arrietty. Il mondo segreto sotto il pavimento” (2011) di Hiromasa Yonebayashi]


10/10

sabato 15 ottobre 2011

Mele e pere






Domenica scorsa sono stata insieme a Luca, mia sorella e il suo moroso alla sagra delle mele di Antey-Saint-André in Valle d’Aosta.
E’ da quand’ero bambina che passo le estati lì in vacanza, ma non ci ero mai stata in autunno, ero curiosa di vedere tutti gli alberi con le foglie gialle, rosse, marroni. Quest’anno però l’estate è durata più a lungo e l’atmosfera autunnale mancava un po’ anche lì.










Siamo arrivati presto, erano da poco passate le 8:30, così abbiamo fatto con calma e senza ressa il giro delle bancarelle nel borgo medievale e, nel piazzale di fronte, nel mercato della frutta, sì perché non c’erano solo mele ma anche pere, prugne, castagne e ortaggi come carote, rape, zucche...







Siccome la suocera di mia sorella ci porta spesso a casa un sacco (nel senso di “tante”) mele, io sono stata tentata dalle pere Conference: ne ho acquistati 3 Kg con l’intenzione di farci della confettura e con le rimanenti provare una torta nuova con farina di grano saraceno.









Nel borgo, alla bancarella di un signore molto scorbutico ma bravissimo nell’intagliare il legno, ho comprato una casina per uccelli che appenderò a uno dei tigli in giardino.
Tutti noi quattro abbiamo cercato tra i venditori il sidro di mele, ma abbiamo saputo che è da qualche anno che praticamente più nessuno lo produce (per la scarsa resa da una quantità troppo elevata di mele).







Alle 12:30 siamo scesi a valle dove al campo sportivo abbiamo mangiato un pranzo tipico a base di mele (25 € bevande comprese: per, più o meno, ogni due persone c’erano 1L di acqua, una bottiglia di vino bianco e una di rosso - per carità non chiedetemi i nomi dei vini, non li so: sono astemia, se siete interessati lasciate un commento e chiederò agli altri).
Ci aspettavamo un servizio spartano, da sagra di paese a cui siamo abituati, invece i tavoli erano apparecchiati in maniera sobria con tovaglia di stoffa e posate per ogni portata. Una bella sorpresa!
Ecco cosa ci hanno servito: aperitivo con sidro di mele [sì c’era, ma è quello della Strongbow Gold inglese, ora venduto anche sul mercato italiano, lo abbiamo poi trovato a casa anche all’Esselunga] e fette di mela pastellate e fritte - delle specie di frittelle. Come quattro porcelli il nostro aperitivo è finito una ventina di minuti dopo quello degli altri commensali...
Carne messata con insalata di speck, noci, feta, mela verde, radicchio e valeriana.




Strüdel di tacchino con salsina di mele al marsala (secondo me questo è stato il pezzo forte del pranzo!).






Risotto con mele sfumato al Moscato di Chambave (siccome come detto sopra sono astemia - con due eccezioni: il sidro e il Bacardi Breezer - il sapore del vino l’ho trovato molto forte).




Maialino con uvetta, mela, finocchietto e polenta concia (pensavo fosse questo il piatto che avrebbe attirato l’attenzione, invece c’era troppa carne rispetto al condimento d’accompagnamento così le mele e le uvette praticamente non si sentivano; e la foto mi è anche venuta malissimo).




Per il dolce ci hanno servito una crêpe farcita con confettura di mele e cannella, assieme a una salsina al Calvados. Non ce la siamo fatta scappare, abbiamo chiesto il bis.
Abituata alle “creppone” con chili di Nutella dentro, la raffinatezza della confettura di mele non ha eguali: questa è sicuramente da riprovare a casa.




Soddisfattissimi e digerito il pranzo con una tazzina di caffè, abbiamo fatto una lunga passeggiata per la strada nel bosco che collega Antey al paese successivo verso Cervinia; il sole era caldo, c’era un po’ di vento e faceva freschino. Era molto bello, con le mucche al pascolo che si facevano accarezzare, lo scampanellio dei campanacci, il vento tra le foglie... sensazioni di calma che ti fanno tornare a casa con un animo un po’ più sereno.









Siamo rientrati a casa che faceva buio.
L’anno prossimo penso proprio ci ritorneremo, mi sono divertita tanto, per la compagnia e per aver passato anche questa domenica all’aria aperta provando luoghi e cose nuove.
Spero questo piccolo resoconto della giornata vi abbia interessato, prima non parlavo mai della mia vita quotidiana, dopo tanto tempo ho deciso di cambiare un po', ampliando gli argomenti che affronto qui.
Buon fine settimana!