sabato 14 aprile 2007

"The illusionist - L'illusionista" di Neil Burger (2006)

Edward Norton alla fine del 1800 ammalia le folle con la sola imposizione delle mani, Paul Giamatti, il sosia di Ale (del duo Ale e Franz), si impunta sulla presunta realtà dei fatti e indaga ammorbando tutti con le sue teorie.
Tra finzione e realtà i due duelleranno fino all’ultimo minuto mentre il primo rivede una vecchia “amica” che però è promessa sposa ad un altro, ma siccome l’amore è cieco…

Uh. Che sonno.

Il regista ha speso tutto il budget per gli effetti speciali, trovandosi in bolletta per le scenografie le ha costruite tutte di cartapesta (avete presente i massi che Maciste sollevava nei peplum anni ’50?) tralasciando tutta la ricostruzione storica del periodo; si salvano solo i costumi.
L’intero film infatti si avvale, per gli spettacoli illusionistici del protagonista, esclusivamente della computer grafica e mai di vere abilità manuali di un prestigiatore capace di ingannare la realtà vista dagli spettatori (quelli del film ma anche noi seduti al cinema).
Dov’è allora il sottile confine tra illusione e realtà, su cui si basa la storia raccontata? Se già di per sé ci si appoggia su questi trucchi palesemente finti, allora meglio relegare in secondo piano l’aspetto “magico” ed incentrarsi sulle vicende personali dei protagonisti.
Evidentemente a Neil Burger a metà film è balenata un’idea simile, e infatti da quel punto ha deciso per la seconda ipotesi, virando però prepotentemente sul temuto genere “d’ammmore”.
Se prima il film era passabile, cade così a peso morto nella noia: l’intero agire del protagonista è quindi votato per lei e solo lei (interpretata da Jessica Biel - ve la ricordate? era una dei tanti figli della famiglia Camden di “Settimo cielo”, che curriculum di tutto rispetto…), strepita, batte i piedini in terra e piange alla luna.
Dopo l’apparizione di ologrammi, a cui mancavano solo Jem e le Holograms, il finale è un’apoteosi di rivelazioni già prevedibili in un’atmosfera bucolica e non più stregata da poteri straordinari.
Il mago appende al chiodo i piccioni e spero lo faccia anche il regista con la sua carriera cinematografica.
Un appunto va alle musiche del soporifero Philip Glass: compositore per palati sopraffini, è capace di far addormentare anche chi soffre d’insonnia.
La prossima volta ditelo però, eh.

5/10
[perché oggi sono brava, altrimenti gli avrei dato 4]

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