venerdì 21 dicembre 2007

Cof cof

Ho preso l’influenza. -_-‘

Vi lascio con la recenZione di “Chiedi alla polvere”, quello stupendissimo (pfui!) film diretto nel 2006 da Robert Towne.

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Vedere un film tratto da un romanzo che tanto ci è piaciuto è sempre un’incognita, e in questo caso mi sono trovata di fronte allo scempio del libro originale.

Andando con ordine, ci si accorge subito che il personaggio di Arturo Bandini trasposto in pellicola perde tutto ciò che di attrattivo e particolare aveva nel romanzo: il suo modo di essere così contraddittorio, indeciso e allo stesso tempo testardo, sarcastico e pungente - un comportamento che quindi ha bisogno di un grande approfondimento psicologico - nel film si riduce a qualche sporadico episodio che mostra Arturo come un uomo letteralmente sfigato, ingenuo, campagnolo, che fa battute ridicole e stupide (ecco dove sono andati a finire il sarcasmo e l’ironia acuta...!), ma che a metà pellicola fa sfoggio della sua verve di latin lover portandosi a letto Camilla. Particolare quanto mai inventato dato che l’insoddisfazione di Arturo si traduce nella sua incapacità di avere rapporti con le donne...

Nella restante ora e mezza di film si assiste all’inserimento di scene inventate e all’eliminazione di altre (originali) che avrebbero però potuto migliorare un tantino la bruttezza della sceneggiatura altamente rimaneggiata e rimanere aggrappati quanto basta al vero significato del romanzo.

Camilla Lopez può sembrare più vicina alla Camilla di John Fante, sfrontata tra i tavolini della locanda in cui lavora come cameriera, arrogante anche al di fuori, ma poi in quell’ora e mezza già citata il suo ruolo si ribalta completamente mostrando una donna che quasi-quasi si innamora seriamente di Arturo e che diventa oggetto di una sequenza lunghissima e inventatissima in cui addirittura cerca di omologarsi ai cittadini statunitensi studiando per ottenere la cittadinanza americana.

Una donna come Camilla che vuole davvero far parte della nuova America?!? No. Affatto.

Camilla sa già in partenza che non potrà mai lasciare i bassifondi di Los Angeles, sposarsi con un vero americano e morire ricca e felice. Nel libro scappa, da sola, contando solo sulle sue forze - così come ci è presentata nelle prime pagine del libro - e sparisce dalla vita di Arturo che non la rivedrà mai più.

Altro che Camilla che spira di tisi tra le braccia di Bandini e lui che la seppellisce nel deserto dietro casa...

Chi ha amato il romanzo non sarà riuscito come me ad apprezzare minimamente il film; chi invece il libro non l’ha letto si sarà trovato di fronte a una scontatissima e struggente storia d’amore, dalla recitazione zoppicante e da scene di sesso focose.

Non mi stupirei se poi la seconda tipologia di spettatore decidesse un giorno di avvicinarsi al “Chiedi alla polvere” di John Fante e non lo finirebbe neanche di leggere: non si riconosce minimamente quello che ha scritto Fante in quello che ha diretto Towne al cinema.

Perché un libro così non ha bisogno di una trasposizione cinematografica. Non ne ha bisogno perché è impossibile da trasferire in quel formato. E’ già perfetto così, con le sue incertezze, il finale lasciato a metà, la sofferenza che prevale sulla felicità e i personaggi persi in un limbo indefinibile.

Il cinema, in questo caso, non riesce proprio a rendere giustizia allo stile di Fante - che va letto, mica “visto” in carne e ossa.

n. c.

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Vi metto anche un paio di foto della Zoe, che nelle ultime settimane è cresciuta a vista d’occhio e ha messo su anche un po’ di ciccetta. ^^

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[qui stava pensando che mettersi in posa è molto divertente, ma...]

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[... che assalire la sottoscritta lo è molto di più! :-P]

Ora torno a svenire sotto al piumone con in cima le mie gatte che mi aspettano.

P.S.: oggi è l’ultimo giorno per la “Creepy autumn challenge”, in cui avevo scelto di leggere “It” di Stephen King. Ecco, mi dichiaro sconfitta.

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