Leggere Lolita a Teheran
Azar Nafisi
Adelphi, 10 €
Attraverso un continuo rapportarsi con la letteratura occidentale, i suoi autori e i suoi personaggi femminili - talvolta maschili - di carta, Azar Nafisi analizza e confronta la condizione della donna iraniana negli anni della Rivoluzione spiegandoci che cosa accumuna quelle donne, lei stessa compresa, a Lolita, Daisy Miller e Gatsby (questi alcuni dei personaggi presi in esame insieme ai loro romanzi di riferimento).
Ne nasce più che un romanzo un saggio molto approfondito ed estremamente interessante; d’altronde l’autrice era già avvezza a testi di questo genere, essendo stata in Iran una fra le intellettuali e docenti universitarie donne più promettenti.
In questo libro la Nafisi non fa altro che rivolgersi ai lettori come ai suoi studenti iraniani di una volta, quando teneva per loro corsi di letteratura occidentale. Il suo amore per i libri, lo studio e la conoscenza la spinsero, quando la situazione di proibizionismo e dittatura nel suo paese d’origine era diventata assolutamente insostenibile, a fondare un seminario di lettura segreto in casa propria a cui parteciparono alcune tra le sue migliori studentesse.
Un corso d’approfondimento in cui i maschi erano banditi e in cui si sarebbe parlato solo di donne nella letteratura; e l’intento originario, discutere cioè delle diversità tra Occidente e cultura Islamica, venne “soppiantato” a poco a poco dai racconti e dalle domande esistenziali delle ragazze, dai loro dolorosi “perché?”, dalle loro speranze e dalla voglia e rivendicazione di vivere in una società che costringe in quattro mura le donne e punta il dito contro quelle istruite e che vogliono conoscere e sapere.
Ognuna delle ragazze del libro, e l’autrice stessa, finirono per essere in parte influenzate dai discorsi di democrazia ed emancipazione tenutisi durante il seminario: la maggior parte di loro cambiò radicalmente il proprio futuro, come la Nafisi che decise di trasferirsi definitivamente in America con la propria famiglia dove riprese ad insegnare ad altri studenti, questa volta occidentali, e a cui cerca tuttora di trasmettere l’amore per la letteratura.
Alla fine “Leggere Lolita a Teheran” è proprio questo: un inno alla letteratura, ai libri con le sue figure e storie, e contemporaneamente un inno alla femminilità e alla libertà in tutti i campi e saperi di vita.
Attenzione però: per chi cercasse un romanzo scorrevole e poco impegnativo direi che questo libro non fa al caso suo, io stessa consapevole della sua veste “saggistica” ho fatto non poca fatica a seguirlo.
9/10
P.s.: libro letto per la sfida di San Valentino.
“La diciottesima notte dopo capodanno - il ventiquattresimo giorno dell'assedio di Budapest -, una giovane donna decise di abbandonare il rifugio in un grande edificio accerchiato nel cuore della città, di attraversare la strada trasformata in campo di battaglia e di raggiungere, in ogni modo e a qualsiasi costo, l'uomo che quattro settimane prima era stato murato, insieme a cinque compagni, in un angusto scantinato dell'edificio di fronte. Quell'uomo era sua padre (...)”.
“La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano [Mondadori, 18 €, me l’hanno prestato]. Osannato dalla critica che gli ha fatto vincere il Premio Strega 2008, deriso invece da una parte dei lettori è la storia incrociata di due persone sole dall’infanzia all’età adulta, fino a quando non si incontrano per caso ma siccome sono come due numeri primi che non si trovano mai vicini l’uno all’altro finiscono a essere come le rette che non si incontrano mai quando sono parallele, come i binari del treno e come probabilmente il mio interesse per Paolo Giordano, cioè nullo, ché il libro è partito gasatissimo con una prima parte bellissima ma poi si è perso verso le cagate da letteratura per adolescenti con lui che si picchia da solo perché e depresso e lei che non mangia perché è depressa e così tutti sono depressi. Insomma, che due palle. E per fortuna che me l’hanno prestato.