sabato 6 dicembre 2008

La felicità difficile

La felicità difficile – Il mio viaggio nell’inferno della depressione e ritorno

Elizabeth Wurtzel

Rizzoli, fuori catalogo (si trova solo nelle biblioteche)

Fino a un mese fa non conoscevo Elizabeth Wurtzel, “La felicità difficile” è il suo romanzo d’esordio e siccome gli editori italiani hanno la tendenza ad inventarsi i titoli per le versioni tradotte va detto che il libro in realtà si intitola “Prozac nation: young and depressed in America” ed è l’analisi autobiografica e saggistica della vita della stessa Elizabeth che dall’età di undici anni ha sofferto perennemente di depressione.

Nata nel 1967 a New York, i suoi genitori divorziano quando ancora lei è piccolissima e comincia una vita travagliata per lei che dovrà dividere i dispiaceri e i sacrifici quotidiani con una madre infelice ma allo stesso tempo ossessiva. Questa situazione precaria non le escluderà però una carriera scolastica brillante e da perfetta bambina prodigio: Elizabeth alle elementari già scrive pièce teatrali e approda diciannovenne ad Harvard con una borsa di studio.

In fondo Elizabeth conduce una vita “normale”, i flirt adolescenziali, le prime esperienze sessuali, le feste, le amicizie durature, i successi scolatici e i primi impieghi da giornalista appena ventenne per aver vinto uno stage presso il quotidiano della città di Dallas... Eppure una sensazione di disagio e impotenza la perseguita: passa giornate chiusa nella sua stanza a piangere, ad autolesionarsi, a pensare che la vita è una schifo.

Già adolescente scopre gli psicofarmaci e a ventanni fa già uso della Fluoxetina, cioè quello che diventerà famoso poi con il nome di Prozac. I farmaci però non sono gli unici compagni che l’aiutano a vivere, ci sono anche l’alcol e le droghe; solo così riesce a portare avanti una vita di successo, passando sempre però sul lettino dello psicologo, da un ricovero all’altro negli istituti specializzati in casi mentali, ad attacchi isterici in pubblico...

Alla fine ce la farà a guarire, o meglio, a convivere con la sua malattia cronica Elizabeth? Sì, dopotutto sì.

Riassunta così la sua storia è assolutamente riduttiva e superficiale, ma è colpa mia dato che il libro è talmente approfondito che per analizzare la vicenda di Elizabeth ci vorrebbero ORE.

Lei è bravissima e estremamente colta nello scrivere, nel raccontare la sua storia personale riesce anche a dare un quadro della psicologia di chi soffre di depressione e arriva a concludere che dalla depressione si può guarire soprattutto contando su sé stessi e sulle proprie capacità di reagire senza l’aiuto esterno di farmaci e stupefacenti; Elizabeth condanna l’utilizzo di queste droghe e nel raccontare la propria esperienza non lesina nel mettere in luce cosa queste sostanze provocavano sulla sua coscienza e sul suo fisico cioè, detto in parole povere, un totale rimbambimento e la distorsione della percezione della realtà.

Spesso mi hanno detto che ho la tendenza a leggere libri deprimenti, questo però mi sento di consigliarlo. Intanto perché lo stile di Elizabeth Wurtzel non manca di ironia e cinismo dissacrante, quindi ogni tanto si sghignazza, poi perché nel trattare un argomento così pesante in un libro a metà strada tra un romanzo e un saggio non è mai noiosa e sempre disinvolta, naturale.

In ultimo una curiosità: nel 2004 è stato tratto un film da questo libro dal titolo “Prozac nation” con nei panni di Elizabeth Wurtzel Christina Ricci.

Va da sé che il film non è MAI uscito nelle sale italiane.

8/10

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