Il caso Jane Eyre
Jasper Fforde
Marcos y Marcos, 17 €
Sono passati qualcosa come
dieci anni da quando sentii parlare di questo romanzo una mattina a Radio
Deejay, ma solo un mese fa l’ho finalmente depennato dalla mia chilometrica wish-list.
Già la sola citazione nel
titolo al capolavoro di Charlotte Brontë me l’aveva fatto iniziare con un
entusiasmo spropositato, poi quando ho scoperto che il genere narrativo era
molto vicino al fantascientifico-poliziesco e che di Jane Eyre e del tenebroso
Mr Rochester appare traccia (concreta) solo dopo 3/4 di libro, mi è venuta su
una noia che non vi dico.
Perché per buona parte
della narrazione seguiamo le “indagini letterarie” della detective Thursday
Next in una Inghilterra del 1985 in cui si può entrare e uscire dai libri,
giocare con lo spazio e il tempo e in cui i libri e i loro manoscritti originali
sono oggetto di furti da parte di spietate bande criminali in cerca di lucro -
e messe poi ko da Thursday e colleghi.
Tutto molto carino,
sembrerebbe, ma in realtà io ero sempre lì ad aspettare l’entrata in scena di
Jane o della signora Fairfax che non avveniva praticamente mai. Il titolo del
romanzo è ingannevole, perché Thursady prima di indagare sul rapimento del
manoscritto della Brontë segue altri casi, ha diverse menate personali da
risolvere e “Il caso Jane Eyre” finisce così per occupare praticamente solo il
finale del libro.
In più i generi
fantascientifico e poliziesco io li aborrrrrro, ed è di conseguenza logico che
questo romanzo non mi sia piaciuto moltissimo. Certo sono io ad avere dei
limiti (in fatto di preferenze letterarie di genere), però a favore del libro
devo dire che le caratterizzazioni dei personaggi di Charlotte Brontë all’interno
di un romanzo totalmente estraneo alla loro natura è davvero ben riuscita e
divertente: ad esempio Jane risponde sempre a tono col suo cipiglio di donna
indipendente e Mr Rochester si lagna un po’ dell’essere visto da tutti come un
bruttone...!
6½/10
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