lunedì 6 novembre 2006

"Il mistero di Notting Hill" di autore anonimo

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"Non volle firmarsi l’autore di questo romanzo, comparso nel 1862 sulla rivista “Once a Week”, ma la “ricetta” rivela un classico della letteratura poliziesca più raffinata.
Lettere, documenti, pagine di diari, accurate descrizioni di ambienti mettono a disposizione del lettore tutti gli elementi per farsi in prima persona il protagonista di un’indagine appassionante".


Scordatevi l’entusiasmante trama in quarta di copertina: il romanzo, composto da una serie di documenti di varia natura, non rende affatto coinvolgente la risoluzione del mistero (un doppio omicidio dalle tinte fosche); la struttura del romanzo mostra una vicenda molto asettica e completamente incapace di trasmettere alcuna emozione al lettore che, pur avendo “sotto mano” i carteggi dell’indagine, non avrà mai l’impressione di esservi coinvolto direttamente.
Questa sensazione viene anche accentuata dalla totale (tranne in alcuni episodi) mancanza di “collante” tra i vari documenti, che risultano così essere più vicini a una lista della spesa che a un romanzo giallo vero e proprio.
Non è quindi stimolante la scoperta dell’assassino, non c’è pathos, suspance, e quando si arriva alla fine si rimane un po’ straniti, anche perché la rivelazione del colpevole rende tutto il giallo molto mediocre e scontato dato che si spera fino all’ultimo che l’omicida non sia proprio quello su cui il lettore ha già puntato il dito a metà libro, e invece si scopre che è proprio quello.
Anche lo stile, per un romanzo pubblicato a puntate su un quotidiano inglese di siffatta qualità, è decisamente sotto la media; appena si parla di romanzi gialli Ottocenteschi si pensa a quelli di Arthur Conan Doyle (beh, nel 1862 aveva solo tre anni, ma concedetemi il paragone), e quelli sì che possono essere considerati raffinati, il giallo di questo anonimo è piuttosto… anonimo.

5/10

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