lunedì 17 marzo 2008

Tutti i film...

...che mancavano di essere recensiti (alcuni li ho visti addirittura un mese fa!). E fatto un bilancio per questo inizio 2008 devo dire che è abbastanza deludente - cinematograficamente parlando.

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Soffio (Soom)

Kim Ki-duk

Corea del sud, 2007

Come in “Ferro 3: la casa vuota” la trama è essenziale, poche le battute così come i personaggi: Lui, Lei, L’altro.

Lei: sempre infelice, sola, in una casa vuota e asettica, tradita dal marito che non la calcola minimamente nella sua vita.

Lui: il classico Barba Blu delle fiabe che subdolamente rende insignificante la compagna, tradendola sotto i suoi occhi e provandoci pure gusto a farlo.

L’altro: solo quanto Lei, non parla mai. Vuoi perché è muto (“Ferro 3”), vuoi perché le “circostanze” lo costringono ad essere privato momentaneamente della voce (come in questo caso).

E forse, proprio perché non parla, perché vive malinconicamente la sua vita, Lei ne viene attratta e finisce per innamorarsene.

Quasi.

Perché in “Soffio” Lei ama L’altro solo per due secondi fini: vuol far capire a Lui i suoi sbagli, l’insensatezza del suo tradimento facendogli provare quello che ha passato lei, e ama L’altro per far capire a quest’ultimo le atrocità commesse - si trova infatti nel braccio della morte per aver commesso un omicidio - per arrivare poi a privarlo della sua presenza, del suo affetto (suo di Lei) uccidendolo psicologicamente, strappandogli quel “soffio” vitale che, una volta che se ne sarà andata dalla sua vita, lui non avrà più e si sentirà come morto.

Questa è solo la mia interpretazione per un film che si presta a qualsiasi tipo di significato, volendo lo si può vedere attraverso un’ottica più “felice” e pensare che Lei in quel carcere dove incontra L’altro vuole solo ridargli un attimo di vita, lo stesso “soffio” vitale, prima dell’esecuzione.

Tuttavia la tristezza, la disperazione, l’alienazione che i tre personaggi si portano dietro - insieme a un quarto che è uno dei compagni di cella del detenuto - mi fa poco pensare a un film dedicato alla vita, e il disperato rapporto sessuale che lei e l’amante consumano in carcere fonde tristemente i due lati dell’esistenza sfociando brutalmente nella voglia di morire.

7/10

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Angel - La vita, il romanzo (Angel)

François Ozon

Gran Bretagna, 2007

Tratto dall’orrido libro di Elizabeth Taylor, il film è pompatissimo e sdolcinatissimo forse più dell’opera originale.

Ottima recitazione, costumi favolosi, ma rimane comunque un melodramma alla Harmony dove il punto di vista di Angel, la protagonista, falsa la realtà (così come succedeva nel libro) fino a far sembrare tutto una messa in scena, una fantasticheria di adolescente romantica con tanto di sequenze esterne girate fintamente in interni dove a suggellare l’amore compaiono anche arcobaleni infantili sotto i quali lui e lei si baciano appassionatamente.

Realtà e fantasia sono alla base della vita di Angel, ma quando è troppo è troppo!

6/10

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30 giorni di buio (30 days of night)

David Slade

Usa, 2007

Tenendo conto della mia poca propensione per i film horror - c’ho 26 anni ma mi sogno ancora It e i suoi palloncini - quando vedo l’ennesimo lungometraggio di genere non posso che ammettere di stare ogni tanto rigida sulla poltrona e sobbalzare ad ogni colpo di scena.

Premessa doverosa per un film che mi ha sì spaventata ma che, visto con occhio critico, ha enormi mancanze a livello di sceneggiatura e recitazione.

Tratto dall’omonimo fumetto di Steve Neil e Ben Templesmith (che io non ho letto) il film procede per sequenze splatter e d’azione in una perfetta atmosfera dark.

Peccato che il tutto dopo i primi 40 minuti diventi abbastanza ripetitivo e che il regista non si preoccupi nemmeno di spiegare agli spettatori alcuni punti della trama che vengono praticamente lasciati in sospeso anche alla fine.

Si sente che la sceneggiatura è stata rimaneggiata. Malissimo.

Per capire come un fumetto possa essere egregiamente trasposto al cinema guardatevi “300” di Zack Snyder.

Scusate la brevità del commento ma quando i film fanno schifo...

5/10

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Sogni e delitti (Cassandra’s dream)

Woody Allen

Usa, 2007

“Essere soccorsa è uno dei miei sogni peccaminosi”-

“Non è molto peccaminoso essere soccorsa”-

“... è quello che mi facevi dopo”.

Da questo scambio di battute così erotico poteva nascere un thriller libidinosissimo, purtroppo l’ultimo di Woody Allen mette in scena le sfighe ingenue di due fratelli che vogliono fare gli spacconi ma che in realtà sono solo da compatire.

Un po’ scialbo, è diretto comunque in maniera eccellente e almeno lascia lo spettatore a bocca aperta per un finale inaspettato.

6½/10

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Stardust (Stardust)

Matthew Vaughn

Gran Bretagna, 2007

“Stardust” di Gaiman era una Favola, qui per essere “politically correct” non hanno potuto:

  1. far morire i cattivi come nelle fiabe classiche (a ognuno il suo si dice, no?) ma li hanno fatti redimere TUTTI e vivere felici e contenti con i buoni;
  2. mostrare il personaggio della Stella come una fanciulla indifesa e furba al tempo stesso, quindi l’hanno trasformata solamente in una stronzetta col grugno incazzato (sapete, l’emancipazione femminile...);
  3. far nascere Tristran da una relazione precedente al matrimonio ufficiale del padre;
  4. spendere un budget maggiore per inserire con la computer grafica anche il bellissimo personaggio peloso con la voce pelosa (mi sfugge purtroppo il nome) che aiuta Tristran nella foresta incantata, perché hanno speso tutto per coprire le rughe da culo di gallina della Pfifer;
  5. non inserire almeno un riferimento alla comunità gay-lesbica dopo che ci hanno bombardato con tutti i Gay Pride, quindi hanno trasformato il capitano della nave volante che salva la Stella e Tristran in un omosessuale latente che fa dei ridicoli balletti con guepiere e ammicca come Malgioglio.

Potrei continuare all’infinito con gli insulti a questo bruttissimo film che ha massacrato il romanzo di Neil Gaiman (che tra l’altro figurava tra gli sceneggiatori... cosa non si fa per i soldi!).

Per cercare di rimanere educata mi fermo qua.

2/10

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Quattro minuti (Vier minuten)

Chris Kraus

Germania, 2006

Quattro minuti per realizzare i sogni delle due protagoniste, un’ora e mezza per spiegare a noi spettatori il loro passato, le loro ambizioni e le tragedie che le hanno segnate profondamente fino a farle diventare quello che sono al momento della narrazione.

Una ha poco più di vent’anni, è violenta, autolesionista, cinica, disincantata; rinchiusa in carcere per un omicidio che non ha commesso incontra per caso l’altra, entrata in carcere solo per insegnare musica alla detenute, che è ormai anziana e nasconde un passato non meno doloroso della prima.

Entrambe si sentono realizzate solo suonando il pianoforte sul quale sfogano le loro frustrazioni; col tempo impareranno a conoscersi e a liberarsi, tramite l’amicizia reciproca, dei loro spettri e dei loro segreti.

Trama semplicissima che riesce a includere però una varietà di temi: dall’omosessualità all’Olocausto, dalla vita nelle carceri alle difficoltà a trovare un proprio posto nel mondo fino alla musica come strumento di rinascita.

Davvero un bel film con un finale mozzafiato.

8/10

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Sweeney Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd: the demon barber of Fleet Street)

Tim Burton

Usa, 2007

Un musical così putrescente e cimiteriale come non poteva ispirare la vena dark di Tim Burton?

Tratto infatti da un’opera di Broodway - e prima ancora da una storia vera avvenuta nell’Inghilterra di inizio Ottocento - “Sweeney Todd” presenta tutti i temi che già il regista aveva usato per i precedenti suoi film: dall’atmosfera oscura della Londra Vittoriana con le sue vie malfamate e angoscianti, alle tematiche come la morte, il tradimento, fino alla presenza di un protagonista che per sentirsi “completo” ha bisogno di un’appendice non propriamente umana (Edward di “Edward mani di forbice” le forbici, Sweeney Todd i rasoi).

Per metà film e per metà musical, che per fortuna in quel caso non è stato doppiato ma solamente sottotitolato, a mio parere l’alternanza dei due generi non toglie nulla alla riuscita del soggetto (una storia macabra di vendetta) che non subisce rallentamenti nei passaggi dal cantato al parlato.

E saranno proprio i temi musicali ricorrenti per ciascun personaggio a delineare meglio la loro psicologia e a spiegare allo spettatore la maggior parte della storia che si tingerà anche di splatter nelle bellissime scenografie così umidicce e muffose, grigie come un dente cariato e squallide come un cimitero abbandonato.

Anche se Helena Bonham Carter non è al massimo delle sue capacità recitative, Johnny Depp si conferma un Attore con la bilancia della bravura che pende completamente dalla sua parte piuttosto che di quella del doppiatore italiano.

Per chi fosse interessato alla storia originale, la Newton & Compton ha da poco tradotto il romanzo scritto a metà dell’Ottocento che riporta le gesta tutt’altro che nobili del vero Sweeney Todd, che uccideva solo per soldi e non per vendetta: “Sweeney Todd” di autore anonimo.

9/10

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