giovedì 23 agosto 2007

Valle d'Aosta, 4-13 agosto 2007

Attenzione: il post che segue potrà essere un po’ lungo per chi ha fretta - non spaventatevi, non è per i contenuti da leggere a papiro, ce ne sono pochi. ;-)

Così ne avrete un po’ da leggere e guardare per la prossima settimana, perché penso di non riuscire ad aggiornare il blog nei prossimi giorni.

Non è la prima volta che trascorro le vacanze estive in Valle d’Aosta, la mia famiglia ci va ormai da quasi vent’anni, tutti gli anni nello stesso paesino, uno di quelli che si attraversano per arrivare a Cervinia da Saint-Vincent.

Da bambina non ero troppo convinta di passare lì, con mia sorella e le mie nonne, praticamente tutta l’estate dalla fine delle scuole fino ai primi di settembre: non c’erano molti bambini con cui giocare e invidiavo i miei compagni di scuola che passavano insieme le vacanze a casa; in più ad agosto, con l’arrivo dei miei genitori appassionati di trekking, erano previste un serie di scarpinate per le cime della valle. Fate un po’ voi...

Superata la critica fase adolescenziale, la montagna, quella vera, ha cominciato a piacere anche a me e ora che ho quasi ventisei anni posso dire di metterci lo stesso impegno e la stessa passione dei miei genitori quando ci si trova a salire per un sentiero tutti in fila, camminando con passo lento e misurato, pregustando pian piano le meraviglie che solo arrivati in cima si possono vedere. Perché solo così si può vivere pienamente la montagna, non certo arrivando fin dove le macchine ti possono portare praticamente a peso morto (automobili, funivie, seggiovie, ecc.). Non di rado infatti ci è capitato di arrivare in cima e di constatare con sorpresa di essere gli unici e i soli ad essere lì in quello stesso giorno.

[Perdonate la brevità con cui scrivo quello che provo in quei momenti, ma solo l’esserci ti dà la possibilità di capire le emozioni che si possono sentire, sicuramente più forti che vedere un bel quadro o leggere un buon libro. Ed è davvero un privilegio.]

Quest’anno il tempo non è stato molto favorevole alle escursioni, siamo riusciti a farne solo tre, così nei tempi morti causa maltempo ci siamo dati (soggetto: io e il mio moroso) alle gite culturali.

Il 4 agosto, appena arrivati, siamo andati di sera a fare un giretto a Saint Vincent e fra il marasma di gente abbiamo visto arrivare da lontano, nella via principale del paese, una cosa mostruosa che si spostava su ruote accompagnata da musica techno-rock.

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“Ma cos’è ‘sto coso?” ci siamo chiesti, poi mi sono girata e mi sono trovata di fianco lui:

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Dopo un primo sbigottimento, abbiamo capito che era un gruppo di artisti di strada, probabilmente francesi, che usano esibirsi facendo musica su quegli strani mezzi fai-da-te. I costumi di scena devo dire che erano davvero impressionanti e mi ricordavano un misto fra quelli del film “Waterworld” e la saga di “Mad Max” (bellissima!) con Mel Gibson. La resa finale era davvero sorprendente.

Io con le cose che in inglese si definirebbero weird o odd ci vado a nozze e così ho sgambettato dietro al corteo scattando diverse foto. Ne vorrei inserire qualcuna, ma visto che so che il post così diverrebbe ancora più lungo, magari le pubblico un’altra volta - sempre se a qualcuno interessa!

5 agosto, prima gita:

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[salendo...]

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[laghetto affollato di turisti arrivati in seggiovia: superati di gran carriera]

6 agosto, riposo [la pennica letargica durata 24 ore ha ostacolato l’utilizzo della macchina fotografica].

7-8 agosto, pioggia e temperatura scesa di quasi dieci gradi.

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[mmh, che bel tempo - dalla finestra della camera da letto]

9 agosto, di nuovo pioggia e freddo. Intorpiditi dal far niente decidiamo di visitare il Forte di Bard.

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All’interno abbiamo visitato la mostra “In cima alle stelle”. Dislocata in più sale, una erano i sotterranei con le prigioni: celle così strette e altissime che nemmeno io - a occhio e croce - sarei riuscita a distendermi per terra completamente (e sono alta 165 cm, io!).

Per uscire dal forte abbiamo percorso la mulattiera che sul “retro” dell’edificio si snoda per tutta la sua altezza fino a tornare al punto di partenza a valle. Vedere il forte da quell’angolazione è davvero suggestivo, anche perché non si vedono quei cavi e cavetti sospesi che rovinano un po’ la visuale e che servono agli ascensori di vetro che collegano dall’esterno i vari bastioni.

Poi dalla mulattiera si può raggiungere il borgo medievale.

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[parte del bastione inferiore]

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[io. sulla mulattiera]

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[il forte visto dalla mulattiera]

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[il borgo medievale 1 (ho tagliato il lampione...)]

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[il borgo medievale 2 - il caseggiato in alto è una parte del forte]

10 agosto, finalmente gita!

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[marmotta in volo - particolare ingrandito]

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[il laghetto in lontananza è lo stesso che avevamo superato andando in un’altra direzione durante la prima gita]

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[congelamento in corso]

11 agosto, ad Aosta.

In quella giornata tutte le vie del centro erano occupate dalla Fiera dell’Artigianato Valdostano, e capitava di vedere delle opere d’intaglio belle come queste:

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[il forte di Bard]

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Il motivo principale per cui siamo andati ad Aosta era visitare un paio di mostre (vabeh, poi le solite spesucce :-P).

La prima, “A bon droyt - Spade di uomini liberi, cavalieri e santi”, al Museo Archeologico Regionale espone [fino al 4 novembre 2007] quaranta tra le spade più notevoli e meglio conservate dall’età del Bronzo fino al Rinascimento.

Ammetto che non me le immaginavo così grosse le spade... infatti ho poi scoperto, grazie alle spiegazioni del mio fidanzato - molto più ferrato in materia di me - e ai pannelli esplicativi, che quelle utilizzate nei film non c’entrano nulla con le originali, e che in realtà le spade venivano solo usate di punta, mica di taglio; questo perché la lama era troppo fragile per essere usata in quella maniera e con lo sfregamento si spezzava facilmente. Quindi, quando vedete Mel Gibson in “Braveheart” che fa lo spadaccino o che tira fendenti a destra e a manca, ricordatevi che la lama al primo colpo tirato in quel modo gli si sarebbe già dovuta rompere in mano in mille pezzettini...

Non c’erano solo spade, ma anche elmi di varie fogge, speroni, armature, una cotta di maglia - solo una (chissà che ci è morto dentro?) - scudi e lance.

E sapevate che esistevano anche spade per mancini? Mia sorella è stata contenta di saperlo. ;-)

Mi ha poi molto incuriosito vedere la spada appartenuta a Re Renato d’Angiò, la stessa che lo aveva accompagnato in diverse battaglie proprio insieme a Giovanna d’Arco!

L’altra mostra era nei sotterranei della Biblioteca Regionale. In realtà dovevamo dare solo una sbirciatina alla biblioteca più grossa della valle, che in tutti questi anni di villeggiatura non avevo mai visto. Cercando informazioni abbiamo poi saputo che all’interno era stata allestita [fino al 30 settembre 2007] anche la mostra “Espressionismo blu” di Italo Bolano.

I quadri facevano veramente cag... emh, erano veramente brutti, ma è stato molto affascinante camminare in quel dedalo di stanze i cui pavimenti, di vetro, permettevano di vedere la pavimentazione originale. Purtroppo non la si poteva fotografare nemmeno evitando i quadri.

La biblioteca - ce la siamo girata tutta - è davvero ben organizzata e ordinatissima, a parte la moquette verde, a momenti attaccata anche al soffitto, decisamente lisa e un po’ sporca.

C’era anche una fornitissima fonoteca che spaziava da colonne sonore, musica classica, fino al pop più scadente come Albano e le sceneggiate napoletane alla Nino D’Angelo (oh, non me ne vogliano eh!).

La parte riservata ai fumetti era ovviamente ricchissima di bande dessinée e ho trovato anche dei fumetti di alcuni disegnatori francesi ormai introvabili.

Eh sì, questo è il bello dell’essere una regione autonoma.

Usciti dalla biblioteca abbiamo assistito a una rievocazione delle battaglie romane nella piazza della Cattedrale aostana. C’è da dire però che lo spettacolo veniva in realtà sponsorizzato come rievocazione medievale... comunque faceva così caldo che ho connesso le due cose solo a metà rappresentazione mentre mi squagliavo sempre più.

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Alla sera, non contenti, siamo tornati a Saint-Vincent, chissà che magari non facevano qualche spettacolo in strada. E invece, fra le vie deserte attraversate soltanto da qualche gatto col cimurro, l’unica cosa che abbiamo trovato era il seguente avviso: “Le Vibrazioni - concerto del 12 agosto annullato causa indisposizione del cantante”.

Forse aveva le sue cose.

12 agosto, visita ai castelli di:

Ussel...

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a cui ci si arriva con una navetta gratuita che parte dalla stazione del paese; a me è toccato fare il viaggio con dei tedeschi puzzolenti, mentre il mio fidanzato era sulla navetta successiva.

Ai piedi del castello era allestita l’annuale festa celtica “Usseltik”:

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All’interno del castello c’era anche la mostra “Bourgs de la Vallée d’Aoste” [fino al 7 ottobre 2007] in cui sono esposti sessanta pannelli fotografici che riproducono fotografie storiche confrontate con quelle attuali di dodici borghi situati nella parte orientale della regione.

Dall’ultimo piano del castello si poteva accedere poi al cammino di ronda e osservare l’interno delle varie torrette di controllo, che era così:

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[dentro]

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[fuori - ops, ci sono anch’io (e un infiltrato)]

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[questa non so chi sia]

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Verrés...

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[il portone. visto da dentro, che da accesso alla corte - si intravede il ponte, una volta levatoio ora fisso; anche se il piccolo ponte mobile di servizio che affiancava quello principale è ancora sistemato nella sua posizione originale]

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[il ponticello di servizio]

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[il portone da cui si accede alle stanze del castello - ai visitatori, accompagnati in questo caso da una guida, veniva aperto solo quel piccolo portoncino con chiavistello, molto BASSO e stretto. Nello scavalcare il basamento non ho calcolato bene l’altezza dello stipite... e ho preso una tremenda capocciata che ha rimbombato nella sala fra l’ilarità generale. Per fortuna il gruppo di visitatori era composto da sole sette persone, noi due compresi... -_-′]

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[45 minuti dopo: adoro i portoncini, lo si vede ancora dall’espressione e dalla postura un po’ abbacchiata]

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Issogne...

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Le foto che avete appena visto ritraggono la parte esterna e il giardino circostante al castello, che non ha la classica forma, ma sembra più un palazzo con qualche merlatura; questo perché l’edificio veniva usato esclusivamente come dimora dai conti Challant (primi proprietari); a difendere la zona dagli attacchi nemici ci pensava ad esempio il castello di Verrés che in linea d’aria è quasi di fronte a questo d’Issogne. Inoltre il castello non è arroccato su di un picco roccioso, come solito per questi edifici difensivi, ma è situato in una vallata che ha poco di strategico.

Purtroppo non ho di nessun castello delle foto fatte in interni, non era possibile scattarle, soprattutto in quest’ultimo che ha, nella corte interna, le mura e i portici completamente affrescati, e che potrebbero rovinarsi con i flash, ecc...

Devo dire che quello d’Issogne, anche se dall’esterno piuttosto anonimo, è il castello più bello fra quelli visitati in quel giorno. Gli affreschi poi si ritrovano anche all’interno delle stanze e consiglio davvero di vederli (anche qui una guida ci ha accompagnati).

13 agosto, ultima gita che poi alle 17 si torna a casa (con un giorno d’anticipo).

Siccome il tempo in un paio d’ore ha cominciato ha volgere verso il tornado (tuoni, lampi e vento a 548 km orari), siamo riusciti a scattare sì e no due foto prima che arrivasse la pioggia.

Eravamo poco più oltre la metà del percorso e così siamo dovuti letteralmente correre a valle per non rimanere annegati sul sentiero. Peccato non essere arrivati alla meta...

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[Luca, nella fretta, qui ha sbagliato anche a far partire l’autoscatto]

Tornati a casa, dopo esserci sistemati, abbiamo fatto le valigie.

E via verso la pianura padana.

n. b.: non tutte le foto qui pubblicate le ho scattate io.

p.s.: per le gattofile (o gattare che dir si voglia) *come la sottoscritta*, nel post precedente, in fondo, potete vedere una foto della mia gatta. :-)

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