domenica 18 novembre 2007

img69/2186/emma7ac9.jpg

Emma 7 (e ultimo): ma finisce davvero “Emma” con questo numero? appena ho voltato l’ultima pagina mi sono detta di “no”. Non può finire così una manga talmente bello che per tante lettrici è stata la rivelazione dell’anno; che tutte abbiamo elogiato; che tutte abbiamo analizzato nei suoi elementi perfetti inseriti in una narrazione a dir poco sublime, soprattutto se si tiene conto che è stata scritta da una mangaka e che è totalmente ambientata in Inghilterra un secolo fa.

Delusione è quello che ho provato nel constatare che Kaoru Mori non ha saputo purtroppo chiudere la storia in maniera degna, pur avendo precisato nelle pagine extra come si sia vista costretta ad aumentare le pagine del volume per farci stare dentro tutto quello che si era prefissata di inserire. Anche se tante sono le scene che avrei tagliato per dare più spazio ad alcuni passaggi toccati davvero con tanta superficialità.

Avevamo infatti lasciato Emma in una situazione precaria, rapita e segregata nella stiva di una nave diretta addirittura in America.

La poverina sbarcata sulle coste sconosciute si dispera fino a decidere, durante una bellissima sequenza, di tagliare per sempre i fili che la uniscono a William e a quello che ormai è il suo passato. Il taglio delle tavole, i dettagli, tutto sottolinea ancora come la Mori sia bravissima a condurre la storia.

Purtroppo però nelle pagine successive si arriva con troppa faciloneria, e troppe poche pagine utilizzate, alla risoluzione del rapimento di Emma e al suo ritrovamento: William, aiutato da Hakim, sbarca anch’esso in America e dopo una frazione di secondo avvista Emma tra la folla del porto. Uno svolgimento poco plausibile se si tiene conto che la traversata durava settimane e che, tra lo sbarco di Emma e l’arrivo di William, sarà passato come minimo un mese. Un mese. Cosa ha fatto lei in tutto quel tempo, mentre William la cercava? E oltre tutto, va sottolineato come lo sviluppo della scena faccia pensare che i tempi della partenza di Emma e del suo ricongiungimento con William siano pari a qualche striminzito giorno...

La fuga di Emma nel bosco vicino al porto e l’inseguimento di William fra le sterpaglie, deciso a riprendersi la sua amata con sé, passano in secondo piano di fronte a così scarsa capacità narrativa poco sopra descritta.

Il ricongiungimento definitivo dei due è alternato a diverse sottotrame, alcune delle quali più che superflue: l’arrivo di Monica, anticipato nel penultimo numero, vede lo sbandieramento di urla e strepiti suoi soliti. Se all’epoca della sua prima apparizione nella serie era risultata un po’ sopra le righe, ora le sceneggiate di Monica, saputo dell’annullamento del rapporto tra sua sorella e William, fanno quasi ridere per il fastidio e l’inutilità. Tra l’altro la ragazza è accompagnata dal marito bambascione davvero irritante - anche se dimostrazione di come nella gentry ci furono anche soggetti non del tutto degni di farne parte...

Anche il ritorno di Hakim non serve a nulla se non a sprecare pagine preziose. Il giovane infatti è oggetto di un lungo déjà vu: si comporta e dice cose già viste nei primi numeri della serie, una su tutte il tacchinaggio con bacia mano verso l’allibita Emma.

E ritornando a parlare di lei come non notare che la sua trasformazione definitiva, proprio nelle ultimissime pagine del numero, in donna di società è identica a quella avvenuta nel numero 5 (o giù di lì)? “E’ bellissima, no?”, chiede ancora la mamma di William mentre ammira Emma acconciata e vestita all’ultima moda per partecipare a un ballo tra ricchi. Tutto già visto anche qui. Se non che la prima volta Emma era solo una semplice chaperon, mentre ora, dopo lunghe pagine in cui vediamo la Signora Molder e la (futura) suocera insegnarle gli atteggiamenti giusti, il portamento e l’abbigliamento da prendere in società, ne prende parte come fidanzata ufficiale di William. Ma la sorpresa nel vederla senza occhiali e così vestita, non è la stessa provata la prima volta.

Almeno ci sono sequenze ancora belle, come quella già descritta in cui Emma è appena sbarcata in America; ma anche quella in cui William le regala un paio di occhiali nuovi e lei vede “davvero” per la prima volta il suo innamorato - metafora del cambiamento avvenuto in Emma e del suo passaggio dall’altra parte della società [però non ho capito se alla fine Emma si è fatta montare le lenti con gradazione più forte sulla montatura della signora Stoner, oppure se si è tenuta le lenti vecchie cambiando solo quella scheggiata, andando a casa cecata come prima... aiutatemi voi...]; e ancora, il bacio tra i due all’improvviso, con William trafelato che le chiede di sposarla nel cuore della notte.

Ma dopo queste belle pagine, come si conclude il rapporto sospeso tra William e Eleanor? E tra l’intera famiglia Jones e quella dei Campbell? William in questo numero si presenta effettivamente a casa Campbell, ma dopo aver tirato fuori i coglioni (oh, pardon...) e aver urlato in faccia tutto il suo odio al visconte, la Mori pensa che inserire una pagina in cui tutta l’alta società depenna dalle liste dei ricevimenti il nome “Jones”, sia sufficiente a far capire che quei Jones saranno costretti a cambiare stile di vita, cerchia di amici da frequentare, zone in cui presentarsi a passeggio, ecc... ma il ragionamento non è poi così diretto e quel che più lascia dubbiosi è il fatto che Eleanor e William non avranno mai in tutto il volume un dialogo. In questo modo pare che William sia, sì, un uomo tutto d’un pezzo - per essersi messo definitivamente contro tutti e per aver scelto Emma alla luce del sole - ma anche un po’ codardo per non aver mai incontrato Eleanor che era comunque davvero innamorata di lui.

Tuttavia non credo che se la Mori avesse avuto a disposizione altri quarantasette tankobon, avrebbe inserito una scena esplicativa di quel genere.

Eh sì, l’uomo perfetto non esiste; così come Hans alla fine viene accantonato con cinque, e dico cinque, sole vignette mentre pulisce l’argenteria. Come a dire che arrivati a questo punto della storia pure lui non serve a nulla...?

Come non serviva affatto rivelare l’esistenza di un fidanzato segreto di Grace, visto che poi come così velocemente lo si dice, così velocemente viene dimenticato; idem per la sorte della famiglia Molder, piantata in asso di punto in bianco dopo che la signora ha avuto un così grosso ruolo nella nuova vita di Emma.

Che poi troppo “nuova” non credo lo sarà mai, lei sembra quasi non essersi resa conto dell’evoluzione della sua persona e della sua esistenza, tant’è che pensa ancora a ramazzare per terra piuttosto che fare l’ospite in veste di fidanzata del signorino William in casa della suocera! E quando sarebbe stato interessante vedere il suo debutto ufficiale in società il manga si chiude con sorpresa.

E la copertina del volume, in cui si vedono Emma e William uno di fronte all’altro, mostra lei vestita ancora da... cameriera.

Il fatto è che talmente tante sono le cose lasciate in sospeso, e quella non ancora citata è la più micidiale: il rapimento di Emma - come la mettiamo per il colpevole e i suoi complici??? - che non riesco nemmeno a immaginarmi come possa, fantasticando di molto, proseguire la storia. C’era il matrimonio, il futuro dei due protagonisti insieme e quello di tutti i personaggi a loro vicini, e invece in questo modo tutto rimane fermo nel momento in cui Emma e William ci voltano le spalle ed escono di scena.

Il manga è stato davvero il più bello tra quelli già conclusi da me letti, e si sarebbe davvero meritato un voto complessivo altissimo. Purtroppo questo numero conclusivo ha storpiato le mie aspettative, pur confermando la bravura della Mori che anche qui c’è, ma evidenziando troppe e madornali sbavature.

Lo consiglio comunque, per la sua pregevole fattura, rendendomi però conto che il manga perfetto non ancora esiste.

voto complessivo: /10

img69/4460/anatolia2os4.jpg img249/9241/anatolia3tj3.jpg

Anatolia Story 2-3: nel primo numero avevamo lasciato la giovane Yuri in fuga dai sicari Ittiti che la vogliono morta come sacrifiZio umano e, forse il male minore, oggetto di erotiche effusioni da parte del suo protettore Kail Mursili.

In questi successivi numeri la carica sessuale (dicesi, in parole povere, arrapamento) del sopraccitato uomo raggiunge picchi astrali, mentre Yuri rischia continuamente la vita e per colpa sua uno dei servi messi a sua disposizione, Tito, viene ucciso.

Ma l’ora di tornare in Giappone è arrivata, quindi saluti-e-baci a tutti, che si aspettano che Yuri se ne esca di scena. MA la compassionevole e amabile fanciulla decide di procrastinare il suo ritorno a casa pronunciando le seguenti parole: “Io... non posso tornare finché non avrò vendicato Tito!”. Cioè ammazzando a sua volta la regina Nakia e il suo adepto che ha commesso l’omicidio.

Se uccidere l’adepto sembra un atto più che fattibile, ammazzare la regina lo sembra molto di meno, cosa che mi fa quindi comprendere per quale motivo la serie si concluda solamente col numero 28.

Lunga è la strada ancora da percorrere per arrivare alla fine, e soprattutto per vedere una bella scena di sesso tra la teen-ager e il tenebroso Kail...

Note per questi due numeri: miglioramento della trama, che vede la presenza di scene truci e squartamenti alla “Berserk”; più azione - ora Yuri è stata addirittura scambiata per la dea della guerra (!!) - e meno chiacchiere a vanvera.

img257/7285/mayme1yk6.jpg img144/2039/mayme2pc7.jpg img257/1270/mayme3qv0.jpg

Mayme Angel 1-2-3 (serie conclusa): dall’autrice di “Georgie” è uscito nel 1979 anche questo manga dalla breve durata che ha come protagonista la giovane Mayme, detta “Mayme Angel” dal padre defunto.

La ragazzina vive con le due sorelle e la madre in un punto imprecisato della valle sconfinata americana; la famigliola tira a campare felicemente quando all’improvviso riceve una lettera da lontani parenti che abitano nel Far West. Il tarlo del partire all’avventura si insinua in ognuna delle quattro donne, ma sarà solo cinque anni dopo, quando Mayme ha all’incirca quattordici anni, che insieme decideranno di partire verso il West. Ciascuna ha motivazioni diverse per lasciarsi tutto alle spalle, ma quella più risoluta (e scassa maroni) è proprio Mayme che cinque anni prima aveva visto partire il suo amato Johnny verso lo stesso Far West.

Dalla seconda metà del primo volume, al terzo e conclusivo seguiamo le rocambolesche peripezie di Mayme e della famiglia dal momento in cui si aggrega ad una carovana di pionieri diretta nel lontano ovest.

Per le quattro donne non sarà facile, tant’è che la madre e le due sorelle abbandoneranno il viaggio appena iniziato per motivi di salute (si mettono in mutua, praticamente...). Ma la giovane e caparbia Mayme non vuole abbandonare il sogno di rivedere e sposare il suo Johnny, prosegue quindi sola insieme però al suo patrigno e al fratellastro - ché la madre intanto si è pure risposata con uno dei pionieri vedovi con prole...

Tra attacchi di indiani, sparatorie, assalti della cavalleria americana che decide di scortare l’intera carovana, morti, feriti, rapimenti, tormente di neve, apparizione di un fantomatico Johnny sotto mentite spoglie di militare e comparsa del cugino del West Armand (quello della lettera) invischiato in intrighi inimmaginabili, Mayme è costretta a crescere e a farsi donna da sola dopo che sfighe varie la vedono sola e abbandonata sui monti che portano al di là nell’ovest.

Combattuta anche tra il sentimento che Armand e Johnny (poi palesatosi definitivamente nella sua vera identità - cosa che noi lettori avevamo già capito da un pezzo) provano per lei, Mayme è pure soggetta a dilemma amoroso, facendo più volte confusione nei tre volumi tra quale dei due ragazzi aveva scelto di sposare cinque anni prima: Johhny o Armand? Lei aveva detto “Johnny per tutta la vita!”, salvo poi, vistasi bidonata dal Johnny, accettare di vivere con Armand (tra l’altro sotto lo stesso tetto pur essendo solo fidanzati, nel 1800 poi!) una volta arrivati nel Far West e ricongiuntasi con l’intera famiglia allargata.

Ma siccome c’erano ancora due pagine disponibili, la Igarashi decide di cambiare nuovamente il finale inserendo uno scontatissimo lieto fine con un colpo di scena che vede il ritorno di Johnny e ovviamente il matrimonio tra i due. E Armand? Eh, Armand “s’attacca”.

Insomma, un manga di scarso valore, dilettantesco e superficiale, pieno di strafalcioni e improbabili rivolgimenti tramici. Adatto alle ragazzine e non a chi si aspettava di leggere un bel manga ambientato nell’Ottocento dei pionieri.

voto complessivo: 4/10

Nessun commento:

Posta un commento