martedì 5 febbraio 2008

Il matrimonio di Tuya

Il matrimonio di Tuya (Tuya de hun shi)

Quanan Wang

Cina, 2006



Tuya vive con i figli e il marito semiparalitico nella landa desolata della Mongolia rurale.

Sola e senza aiuti famigliari, manda avanti gli impegni quotidiani sobbarcandosi anche il lavoro col bestiame, dato che il marito è impossibilitato a farlo.

Forte e caparbia è lei a portare i pantaloni in casa, pur abitando in un paese come la Cina dove le donne sono ancora oggi alquanto denigrate dal sociale.

Accortasi però che non potrà andare avanti così ancora per molto, prende una dolorosa decisione che ribalterà completamente la sua vita e quella della famiglia: divorzierà dal marito, per potersi risposare con uomo che le darà stabilità economica e un futuro più certo per i figli, a patto però che il marito resti con lei e il nuovo consorte.

Il matrimonio di Tuya riporta quindi la donna “al suo posto”: è costretta cioè a piegarsi a una società che al sesso femminile concede ben poco e che è regolata ancora oggi dall’uomo, senza il quale Tuya non è niente e non può fare niente.

Tra campi lunghi sulle aride e lunari pianure mongole, contrapposti a quelli ravvicinati e frenetici della città moderna, “civilizzata”, in cui Tuya si ritrova smarrita e con la famiglia disgregata; tra un continuo contrapporsi tra tradizione e progresso, si arriva ad un non-finale che sottolinea come, anche tentando di cambiare vita, non si riesca a trovare comunque un rimedio in un ambiente così controllato senza vie di fuga.

Un film lineare, che rasenta quasi la monotonia, ma che è stato accolto al Festival di Berlino con un Orso d’Oro. E a ragione: non ci si aspetta una denuncia così schietta in un paese dove ancora oggi tutto è vigilato.

8/10

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