giovedì 31 gennaio 2008

Reader challenge e fumetti

Sono in ritardo di tre giorni ma ci tenevo comunque a dedicare un post a una reader challenge iniziata il 27 gennaio e organizzata insieme a Cecilia ed Arianna [non ha quindi a che fare col gruppo di Anobii Readers Challenge].

Oggetto della sfida è il romanzo “Suite francese” di Irène Nèmirovsky, e la scelta del titolo e della data di inizio non sono state casuali: il 27 gennaio è il Giorno della Memoria e, per chi non conoscesse la storia personale della scrittrice, anche Irène Némirovsky fu deportata prima nel campo di Pithivier e uccisa poi ad Auschwitz, lasciando incompiuta quella che sarebbe stata un’opera monumentale in cinque parti che doveva raccontare i cambiamenti della Francia sotto il dominio nazista, e di cui riuscì a scrivere solo i primi due romanzi - “Suite francese” appunto.

Questa ci è sembrata una maniera decorosa per commemorare le migliaia di vittime della Shoa.

P.S.: ringrazio la Cecilia che su mia richiesta ha “prodotto” il banner che vedete sopra!

Altro avviso: è finalmente pronto il mio secondo blog! Non tutti ne erano al corrente, quindi non stupitevi se non capite di cosa sto parlando. :-P

Lo trovate ici.

Ora passerei alla prima parte di recensioni degli ultimi fumetti letti. Niente manga questa volta.

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“Notte putrescente” di Suehiro Maruo: lui viene definito il De Sade del Sol Levante, ed effettivamente il ribrezzo che provo a leggere lo scrittore francese è lo stesso che ho provato nell’osservare le tavole di questo fumettista giapponese.

La differenza è che le situazioni disegnate da Maruo sono per lo più legate alla sfera onirica; niente sembra avere un senso nei racconti brevi che compongono il volume, dove gente comune - per lo più bambini - è sorpresa in atti lussuriosi o sadomasochisti, dedita a coprofagia, sevizie, omicidi, voyeurismo, stupro, con un continuo accento su menomazioni fisiche e infermità (quasi tutti i personaggi sono affetti da malattie veneree o mentali, e spesso si ritrovano guerci o addirittura senza un arto).

La quotidianità surreale è accompagnata a volte da brevi discorsi dei protagonisti e descrizioni assolutamente insensati, che accentuano maggiormente l’assurdità dei racconti.

Non si può però fare a meno di rimanere quasi affascinati dalle tavole di Maruo, dal suo stile che si rifà a quello degli anni ’50 dai disegni puliti e belli da vedere; purtroppo l’orrore del contesto rovina un po’ la bravura dell’autore e alla fine del volume si è anche un po’ schifati da tutto quella decadenza angosciante.

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“I coniglietti suicidi” vol. 1-2 di Andy Riley: una mandria di conigli che non vogliono più vivere è la protagonista di queste strisce umoristiche. I quadrupedi si ingegnano in tutti i modi per morire nelle maniere più atroci e/o assurde facendoci scappare qualche risata e/o rimanere “un po’ così” per il metodo scelto con riferimenti storici tutt’altro che divertenti (nazisti, Saddam Hussein, i militari sbarcati in Normandia, ecc...).

Per soli (si fa per dire) 20 € vi portate a casa entrambi i volumi, ma dato che sono i classici libricini telegrafici che ti porti in bagno quando soffri di stitichezza [Arianna, ti ricorda qualcosa? ;-P], leggeteveli direttamente in negozio, va’.

P.S.: io li ho presi in biblioteca.

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“Il cancro mi ha reso più frivola” di Miriam Engelberg: come sorridere sulle drammatiche conseguenze della scoperta di avere un cancro al seno.

Miriam Engelberg, americana, è riuscita in questo volume a descrivere con leggerezza e ironia le fasi della malattia, il rapporto con il proprio partner e la vita sessuale destinati a cambiare, il ruolo degli amici con tutte le falsità del caso che ne derivano, il rapporto coi medici e soprattutto con il proprio corpo, con l’essere donna.

Ogni argomento è affrontato in brevi e semplici capitoli, dove anche lo stile a volte un po’ infantile dell’autrice (che di strisce a fumetti si è sempre occupata per lavoro, ma per le quali ha sempre e solo curato i testi) ti porta a vedere tutto con più serenità e a ridere delle battute su argomenti, che nella realtà, sono alquanto deprimenti.

Un fumetto di cui consiglio davvero la lettura, e che sarà capace di aiutare tutti, sia chi (purtroppo) è malato che chi no, a vedere la vita in maniera diversa, a non essere pessimisti, a prendere le cose così come vengono con più spensieratezza.

Questo per me è IL libro che sarebbe bello vedere distribuito negli ospedali, al contrario di “Cancer Vixen” di cui parlerò più sotto.

Purtroppo Miriam è morta alla fine del 2006...

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“Monsieur Jean” vol. 1-2-3 (Non è mai troppo tardi - Felici, anche se non sembra - Come se piovesse) di Dupuy e Berberian: letti mentre ero in stato comatoso da influenza prima dell’arrivo delle vacanze natalizie, mi hanno aiutato a passare in maniera divertente e con un po’ di malinconia un paio di pomeriggi da ammalata.

I tre volumi seguono i cambiamenti della vita di Jean, giovane trentenne di Parigi che ha appena scritto un libro di grande successo.

Nel primo episodio il duo di disegnatori francesi ci presenta Jean, la banda di amici che lo tartassa e qualche sua sporadica conquista sentimentale, sempre però passeggera: perché in fondo “non è mai troppo tardi” per continuare ad essere “giovani” e perseverare nella vita da single tra situazioni divertenti e spesso assurde.

Tuttavia Jean frequentemente cade vittima dello spleen: ad esempio quando vede i suoi amici portare avanti più o meno seriamente una relazione con una donna o quando il lavoro di scrittore subisce degli arresti improvvisi. E il fumetto lì prende una sfumatura malinconica e riflessiva tra ricordi nostalgici di amori passati e d’infanzia perduta.

Nel secondo episodio avviene uno scarto decisamente non poco importante: via via tutti gli amici di Jean finiscono per mettere la testa a posto e c’è chi aspetta un bambino, chi si sposa e chi si ritrova completamente solo con un figlio non suo da mantenere.

Lo stesso Jean quindi è posto di fronte alla realtà, e ancora una volta tra ricordi e introspezione psicologica si arriverà a un finale a sorpresa.

Nell’ultimo volume pubblicato in Italia Jean ha completamente stravolto la sua vita, ma non dirò di più, svelare la trama non è proprio utile!

Dirò soltanto che dopo aver accettato di buon grado la sua nuova vita, Jean ogni tanto si farà prendere dal panico e... riuscirà a superare la crisi d’identità del trentenne che ormai si è accorto di essere adulto?

Oltre a questa serie regolare, è stato pubblicato anche un libricino extra dal titolo “La teoria dei single” che teoricamente andrebbe posto tra il secondo e il terzo volume italiani. Io non l’ho letto, ma prima o poi lo farò. ;-)

Intanto in Francia la serie continua e presto in Italia potremo seguire anche noi le nuove sfighe dell’antieroe Monsieur Jean.

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“Otto, nove, dieci” di Arne Bellstorf: Christoph Bachmann è stato bocciato in terza liceo, gli toccherà passare l’estate risucchiato in un vortice deprimente tra una madre assente, nessun amico con cui passare le giornate estive e lo spauracchio della bocciatura.

Sprecherà quindi metà delle vacanze a giocare ai videogiochi, a mangiarsi una pizza in solitudine e a farsi qualche sega apatica nella sua cameretta; ma all’improvviso farà amicizia con una compagna di scuola vista sempre a distanza, e il mondo sembrerà sorridergli: appuntamenti al chiaro di luna, la prima volta e l’amore. Se non che l’estate finirà e lei tornerà ad essere la solita irraggiungibile...

‘Sto fumetto è una pippa mentale assurda.

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“Cancer Vixen” di Maria Acocella Marchetto: un altro fumetto sulla lotta al cancro al seno. Di nuovo è una fumettista americana a raccontare la sua tragica esperienza di donna colpita dal cancro, solo che qui Marisa Acocella ha un bagaglio very professional nel campo del disegno e racconta la sua vita prima e dopo la scoperta della malattia con un uso spropositato di bravura stilistica.

Purtroppo ci infila la solita rottura di coglioni sulla strage dell’11 settembre: “Ho il cancro. E’ sicuramente colpa di Bin Laden”, “Stamattina ho un’unghia incarnita. E’ colpa di Bin Laden”, “Ho tamponato un’auto in sosta. Bin Laden mi ha manomesso i freni!”.

Gli americani dovrebbero finirla con questo vittimismo...

Comunque.

Stavamo dicendo che la Acocella è brava e anche nel raccontare una parte così dolorosa della sua vita lo sa fare davvero con classe e professionalità.

Purtroppo (ancora...?!) mette troppo l’accento sul suo stile di vita di donna fashion & glamour della Grande Mela, con un fidanzato italiano veramente troppo terrone [ma davvero gli americani pensano che noi italiani andiamo in giro con le infradito a dicembre e indossando tutti gli ori di famiglia sul mignolo destro?], e mai una volta critica il sistema americano per il quale ogni cittadino privo di assicurazione medica è praticamente pari a una nullità. Cosa che è capitata alla stessa autrice, ma di cui ne parla solo in termini di sfinimento psicologico burocratico (l’enorme quantità di moduli da compilare, l’attesa infinita per una visita, ecc...), ma MAI si azzarda a dire che la legge americana andrebbe cambiata.

Comunque il fumetto è stato considerato utile e istruttivo ed è stato distribuito a tutte le donne affette da cancro, a cui sicuramente sarà venuto un colpo apoplettico nel leggere che l’utilizzo di vari medicinali per la cura post-operatoria causa la menopausa precoce e che le donne vicine ai 40 avranno un rischio pari al 90% di non riuscire più a diventare madri.

Non so voi, ma a me è venuta su un’angoscia che non vi dico.

Il fumetto sarà presto trasposto al cinema con protagonista Cate Blanchett nei panni della fumettista che è poi riuscita a guarire e a tornare a condurre una vita normale.

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