domenica 24 settembre 2006

"Un bicchiere di rabbia" di Aluizio Abranches (1999) | "Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma" di Gore Verbinski (2006)

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Un uomo e una donna, per la breve durata del film, se non sono impegnati a fare sesso, litigano e si picchiano urlandosi contro reciproche accuse recitate in modo teatrale ed aulico, mettendo in evidenza le differenze che dividono gli uomini e le donne.
Poteva essere interessante, se non fosse che i due per metà film si attorcigliano e sudano su un letto, e quando, ricompostisi nei loro ruoli, Lui si incazza come una iena per aver trovato un formicaio in giardino - che, dopo averci rimuginato sopra, ho collegato al simbolismo surrealista dove le formiche sono simbolo di perversione sessuale [guardate ad esempio “Un chien andalou” di Luis Boñuel] - il lungo botta e risposta tra Lui e Lei mi è sembrato ridicolo: due pazzi, come poi diranno gli inservienti che lavorano nella casa di Lui, che sbraitano parlando di filosofia, rivendicazione del genere femminile su quello maschile e dello sfacelo dell’umanità, tutto condito da una recitazione enfatica e poco naturale.
C’è di meglio.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Raduan Nassar.

4/10


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Penultimo capitolo della trilogia dei pirati esotici che si concluderà questa primavera con “At world’s end”.
L’ho trovato noioso e con una trama a tratti incomprensibile che poteva essere ridotta di un bel po’, visto che non fa altro che accumulare fatti e gag rocambolesche per poi lasciare tutto in sospeso.
Mi ha dato l’impressione di un capitolo aggiuntivo e raffazzonato alla bel e meglio per permettere di allungare la saga di un episodio e aumentare la curiosità degli spettatori, che rimangono a bocca asciutta.
L’ultima sequenza, poi, non è degna del primo episodio: ricalcata sui finali dei telefilm di ultima generazione (vedi: “Lost”), ma che, se ben accetti per una serie televisiva, in un film proiettato sul grande schermo fanno pensare subito a un prodotto commerciale e chiaramente creato per fare più soldi.
Data la quantità di carne al fuoco, i personaggi che dovevano essere i principali non hanno il giusto risalto nella vicenda - soprattutto Elizabeth (Keira Knightley), di cui ci si ricorda solo nella sequenza finale - e l’unico che si salva è Jack Sparrow interpretato da un bravissimo Johnny Depp.
Per il resto, ammetto di essermi appisolata due o tre volte nel corso della proiezione…

6/10

P. S.: Vi consiglio di restare seduti fino alla fine dei titoli di coda, vi aspetta l’ormai usuale scenetta aggiuntiva.


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