sabato 30 aprile 2011

Letture di marzo (3/3)



Stagioni
BlexBolex
Orecchio Acerbo, 18 €


Questo libro è un’altra delle scoperte fatte curiosando in libreria, questa volta alla Feltrinelli sezione bambini. Ma un libro così affascinante non lo si può relegare solo in quel reparto...! E’ composto da una serie di serigrafie (ho dovuto fare delle ricerche in internet per capire che tipo di tecnica di disegno era stata utilizzata dall’autore) che mi hanno fatto fare un tuffo nel passato della mia infanzia e in particolare ad alcuni libri di favole che ancora possiedo, illustrati con lo stesso tratto, gli stessi colori accesi e dalla carta spessa e un po’ grumosa al tatto come quella utilizzata qui.







Le tavole ripercorrono un intero anno scandito dallo scorrere delle stagioni e dai suoi particolari (il vento, una tempesta, una gelata, ecc.) ma man mano che si procede a sfogliare il libro le illustrazioni finiscono per collegarsi l’una all’altra e non si parla più solo di clima, paesaggi innevati, alberi che perdono le foglie e fiori che sbocciano, ma anche di persone e delle loro sensazioni come ad esempio le tavole in cui oltre a raccontare la fine dell’estate e l’arrivo dell’autunno ci viene raccontata la fine di un amore e la solitudine del ragazzo rimasto solo.







Questo è un libro che riesce a farti ripensare anche ai tuoi momenti passati, ai tuoi pomeriggi d’estate, alle mattine in cui si procede con “monotonia” verso il lavoro o, da piccoli, la scuola e ci riesce con illustrazioni semplicissime, e quasi spersonalizzate: la gente che compare nei disegni non ha mai un volto ed è così facile per il lettore che sfoglia il libro immedesimarsi.







Ci sono anche riferimenti a opere famose: “Le déjeuner sur l’herbe” di Manet,





La Sirenetta di Copenaghen,





e il dipinto di Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”.





A parte il primo, in cui è palese il richiamo, forse gli ultimi due disegni non hanno nulla a che fare con queste ispirazioni... ;) ma a me le ricordano molto ed è un motivo in più che mi spinge a consigliarvi anche questo libro illustrato.



10/10





La stagione delle cattive madri
Meg Wolitzer
Garzanti, 18.60 €


Mi sembrava di stare approcciando il libro del secolo, quello che mi avrebbe svelato in maniera clinica le illusioni delle donne che decidono di diventare madri a tempo pieno, che avrebbe analizzato il loro orrore e lo smarrimento al momento del distacco con i figli diventati ormai autonomi e che in conclusione avrebbe dato anche dei “consigli”: cos’è meglio tra essere madre-lavoratrice e darsi completamente alla famiglia?
E invece, macché, nulla delle mie aspettative ha trovato uno sfogo.
Il libro si limita a raccontare le storie di un gruppo di amiche casalinghe disperate dell’upper-class newyorchese tra viaggi su spiagge esotiche e appartamenti megagalattici nel centro città, mariti in carriera nel mondo del business e genitori alle spalle che ogni tanto danno una spintarella economica.
Logico che qui queste donne hanno scelto la professione di madri non per necessità (di tempo, di risparmio economico su asili e baby-sitter, ecc.) ma solo perché faceva comodo starsene a casa... insomma, le protagoniste non hanno nessun problema eclatante, hanno ripiegato sul fare le casalinghe per staccarsi momentaneamente dalla routine casa-lavoro e dalla pressione psicologica degli orari prestabiliti e dei doveri nei confronti del capufficio.
A distanza di dieci anni si svegliano, si accorgono che si sono rotte le così dette di stare barricate tra le faccende domestiche e l’uscita dei figli da scuola mentre i mariti non se le filano perché hanno la carriera a cui pensare, e decidono così in quattro e quattr’otto di ributtarsi nel mondo del lavoro.
Ora sì che hanno un NUOVO (apparente) scopo vitale.
A parte qualche riflessione femminista interessante con il ricorrere di certe terminologie un po’ vecchio stile (pag. 88: “il geometrico ingresso”.... mamma mia!!), in totale questo libro è un romanzetto rosa identico al telefilm “Desperate housewives” con diversi scivoloni nel patetico (es.: Amy che si lascia scappare di fronte alle amiche che Penny fa le corna al marito e la cretina cerca di rimediare insistendo che “Ma io, COMUNQUE, non posso rivelare a nessuno della tresca...!”, oppure sempre Amy che scopre che “fare vita da ricchi” costa...).
Da mandare subito al macero.


4/10





Ripe for the picking
Annie Hawes
Penguin (non so quanto potrebbe costare, è un altro dei libri che mi ha prestato mia zia!)

La scrittrice inglese Annie Hawes vive ormai da più di un decennio in Liguria e in questo libro racconta, tornando ai primi anni del 2000, le sue esperienze da neofita con la cultura italiana e della sua fresca relazione con Ciccio, ristoratore della zona di Diano Marina in cui lei vive, che era stato per tanto tempo solo un amico.
Il racconto va dall’estate del fidanzamento, passa il Natale, per concludersi con la successiva raccolta delle olive. Nel mezzo viene raccontato di tutto: dai disguidi con l’invasione di enormi tarme del legno nelle travi del casolare di Annie che rischiano di far crollare tutta la casa; dei fraintendimenti con i nativi del posto che non capiscono il suo rudimentale italiano; dell’abbondante e gustosa cucina italiana (ricette su ricette raccontate in maniera veritiera: non c’è nulla di inventato nei piatti che appaiono sulle tavole a cui lei si ciba da amici o nei ristoranti); delle tradizioni e delle “regole” italiche a cui lei non riesce ad abituarsi (perché non si può bere il cappuccino alle due del pomeriggio? perché la mamma del fidanzato - ormai più che trentenne - insiste col sapere cosa fa il figlio con una STRANIERA??? perché i crisantemi, bellissimi fiori, non si possono portare come regalo alla suocera? perché per sistemare solo le travi di casa la burocrazia italiana si trasforma in una lunga, lenta agonia di leggi cavillose? ecc...); dei paesaggi e della natura ligure; ma soprattutto racconta del calore della gente, della bella usanza delle famiglie italiane di sedersi a tavola tutti insieme e di parlarsi anche di sole cose frivole - questo modo di vivere la quotidianità famigliare in Inghilterra non c’è - e alla fine del libro svela la sorpresa e la tenerezza di aver capito ormai di essere accettata da tutta la numerosa e rumorosa famiglia di Ciccio.
E’ un libro molto divertente e pieno di humor inglese, cosa che avevo già trovato in “Head over heels in the Dales” di Gervase Phinn, solo un po’ lento nella parte centrale, e posso confermare che lei, da straniera arrivata in Italia per diletto, è riuscita in pieno a fare un quadro reale e privo di fantasie di noi italiani e del nostro paese in generale.
Peccato che sia poco conosciuta... e invece è interessante capire come ci vedono gli altri, in questo caso dall’altra parte della Manica.


8½/10

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