martedì 13 marzo 2007

"Sonata a Kreutzer" di Lev N. Tolstoj

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Opera della piena maturità, tutta pervasa dal fluire delle passioni, “Sonata a Kreutzer” – che deriva il suo titolo dall’omonima sonata per violino e pianoforte di Beethoven, sulle note della quale ha origine la relazione “proibita” – descrive il tragico degenerare di un rapporto amoroso, dalla passione iniziale all’indifferenza, fino alla gelosia, all’odio, al delitto.

Non mi piace la letteratura russa, non riesco a entrare nelle storie raccontate nelle sue pagine, troppo introspettive e prolisse nella loro analisi; ma questo lungo racconto di Tolstoj finalmente rappresenta l’eccezione.
Vi ho trovato tanto dei miei pensieri sul rapporto tra uomo e donna, qualora sia segnato da amore-odio, e come questo possa agire sul matrimonio (indipendentemente dalla denuncia sociale che fa da contorno a questo romanzo).

Pozdnyšev, il protagonista, durante un viaggio in treno, demolisce i luoghi comuni sull’amore coniugale – basato solo sulla sensualità - e rivendica la vera natura della donna – creatura tutt’altro che sottomessa - di fronte a dei compagni di viaggio inorriditi da siffatte considerazioni antimorali.
Questo preambolo serve a Pozdnyšev per analizzare in modo lucido gli ultimi rivolgimenti della sua vita, causati proprio dell’amore ambiguo per la moglie e dalle azioni di quest’ultima indotte dal puro desiderio sessuale.
L’intero racconto di Pozdnyšev è costituito da continui dualismi, dal dibattersi tra sentimenti etici e impuri; fino all’ultimo rimugina sui suoi atti ma, cosa che ho constatato anche in altri romanzi russi, quando decide di agire, lasciando da parte gli arrovellamenti cerebrali, lo fa abbandonandosi totalmente alle emozioni più impreviste e primordiali, provocando così conseguenze disastrose e forse troppo eccessive per un adulterio tramato alle spalle di un matrimonio in cui non c’era e non c’è mai stato amore, ma solo attrazione carnale e odio reciproco: macchia col sangue, in maniera plateale, il finale del libro in uno scoppio di rabbia feroce magistralmente descritto.
Ma non è forse l’atteggiamento consono per un uomo tradito? Non si conforma egli stesso alla massa dei beneficiari del “delitto d’onore”? Lui, che si era prodigato sin dalle prime pagine ad aprire gli occhi ai suoi ascoltatori sulla falsa moralità dell’epoca…
Così si divide fino all’ultimo tra finta onestà e realtà – quella offuscata dal perbenismo – e si preoccupa, mentre arriva la polizia, di infilarsi almeno le pantofole sui piedi scalzi, perché “è ridicolo andare senza scarpe”.
L’apparenza, la forma impeccabile è quella che conta, e Pozdnyšev chiede scusa per essersi spinto oltre e l’ultima parola che pronuncia, anche a noi lettori e non solo per l'unico ascoltatore rimasto in sua compagnia, è “perdonatemi”.

“Sonata a Kreutzer”
Lev N. Tolstoj
Universale economica – I classici, Feltrinelli, 6 €

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