mercoledì 7 febbraio 2007

"Le particelle elementari" di Oskar Roehler (2005)

Dopo il libro si passa al film.
Le sofferte vicende dei due fratellastri sfigati diventano sullo schermo delle vite travagliate da veri anti-eroi in cui il sentimento amore, aborrito da Houellebecq, sboccia per entrambi in entusiastici e sentimentali dichiarazioni al chiaro di luna e “amore mio non mi lasciare, sai quanto ti amo”.
La teoria per cui i sessantottini e i figli dei fiori c’hanno ammazzato l’esistenza è talmente tagliata, compressa e strizzata che dubito sia arrivata indenne agli spettatori che non hanno letto il libro.
Le donne suicide di Houellebecq vengono in parte risparmiate, ma in due ore scarse di film viene dato poco spazio all’introspezione psicologica femminile, tanto che l’introduzione di questi personaggi è molto accelerata e resta evidente la loro scarsa presenza.
I nonni, pilastri per i due fratellastri abbandonati dai genitori, non si vedono quasi nemmeno, solo la nonna di Bruno, ma solo nel momento dell’incidente che la porterà alla morte. Spiegatemi però perché Roehler ha trasformato la pentola d’olio bollente in calderone di succulento brodo fumante, e perché farglielo cadere letteralmente in testa e non sul busto come da libro? Che la brodaglia che le precipita dall’alto sul cranio sembrava di vedere un film di Dario Argento. E giù risate.
Roehler ha anche tagliato quasi alla radice la lunga serie di scene erotiche, riducendole (a quanto pare è tutto ridotto in questo film…) a sporadiche orge di gruppo sbattute così crudamente sullo schermo che mi faceva persino schifo guardarle; anche perché fanno a pugni col sentimentalismo di cui sopra, e ti aspetti che ce ne sia poco di sesso sadomaso.
Il film oltre a essere ridotto, è anche rivisitato di sana pianta tanto che della trama originale Roehler ne ha fatto un gran minestrone buttando e togliendo ingredienti a suo piacimento - giusto per fare un esempio: il tutto dalla Francia è stato catapultato in Germania.
E’ comunque un film “sopportabile”, discretamente recitato (premio decisamente meritato come miglior attore a Moritz Bleibtreu - Bruno - al Festival di Berlino 2006), con passabile colonna sonora & fotografia, ma della parte scientifica del romanzo ne salta fuori un magma indistinto e lanciato dentro alla bel’e meglio, e del messaggio di Houellebecq resta poco.
Forse che Roehler c’abbia capito effettivamente poco?

Mah…

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