martedì 22 maggio 2007

"Pretty baby" di Louis Malle (1978)


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New Orleans, quartiere di Storyville, 1917. La dodicenne Violet (Brooke Shields) cresce con la madre prostituta (Susan Sarandon) in uno dei tanti bordelli della zona; in un ambiente completamente lascivo la ragazzina non conosce la differenza tra moralità e depravazione, e quando la sua verginità viene messa all’asta per il miglior acquirente accetta di buon grado lo squallido passaggio all’età adulta. Comincerà così a vedere con occhi diversi uno dei tanti frequentatori della casa: il fotografo Bellocq.

All’uscita del film le scene di nudo dell’allora dodicenne Brooke Shields scatenarono un putiferio talmente acceso da oscurare quasi del tutto l’argomento più interessante dell’intera pellicola: l’omaggio al fotografo Ernest James Bellocq.
Non conoscevo questo artista, ed è stato solo leggendo la biografia di Diane Arbus (“Diane Arbus - vita e morte di un genio della fotografia” di Patricia Bosworth) che mi sono avvicinata alle sue opere, spesso studiate dalla Arbus in cerca di ispirazione.
Bellocq nei primi del Novecento si interessò alla fotografia erotica, approdato in incognito a Storyville - uno dei più famosi quartieri a luci rosse - iniziò a fotografare le prostitute con cui entrava in contatto, cercando però di tenere nascosto questo suo interesse ritenuto all’epoca sconveniente. Solo alla fine degli anni ’60 si scoprì questo suo lato “proibito”, che sfatò improvvisamente la sua rispettabilità di semplice fotografo commerciale: moltissime lastre di vetro in negativo delle fotografie di prostitute e numerose stampe analoghe vennero rinvenute quasi per caso e nel 1970 il Bellocq fotografo erotico (morto dal 1949) era ormai famoso e oggetto di rinomate mostre monografiche.
Non aspettatevi però nulla di trascendentale nei suoi soggetti, è piuttosto un erotismo velato il suo che anche nella completa nudità non sfocia mai nel volgare, anche per via della totale serenità e distensione che traspare dai volti delle prostitute al momento dello scatto.

Nel film di Malle la storia di Violet è il pretesto per introdurre in scena il fotografo, avvicinatosi al postribolo con chiare intenzioni artistiche e non di piacere.
Nel corso del film si possono ritrovare sottoforma di tableaux-vivant diverse fra le più famose fotografie dell’artista, e alcuni insinuazioni sulla vera natura dello stesso… data la totale inesistenza di fotografie personali, eccetto una in giovane età, si diceva che Bellocq fosse affetto da malformazioni fisiche (addirittura idrocefalo - questo perché nella sopraccitata fotografia che lo ritrae indossa un cappello, a celare quindi la deformazione del cranio) e per di più malato mentale e soggetto a perversioni; la scarsità di informazioni a suo riguardo ha fatto poi il resto.
Nel film hanno maggiore rilievo le credenze sui suoi vizi immorali, Violet infatti finirà per sedurre completamente l’uomo e a diventarne la sua concubina, e nei due anni successivi moglie a tutti gli effetti.
Gran parte del film è di conseguenza incentrata sul loro rapporto morboso, anche se (come nelle foto di Bellocq) la licenziosità è ben lontana dallo scandalo che ne derivò all’uscita del film.
La particolarità di diverse fotografie rinvenute dopo la morte del fotografo è anch’essa illustrata nella pellicola: molte stampe presentano bruciature e cancellature d’inchiostro in corrispondenza dei volti delle prostitute ritratte. Nel film, nel corso della convivenza tra Violet e Bellocq, durante una scena in cui i due litigano si vede la ragazzina impugnare una penna e cancellare con foga il volto di una prostituta da una fotografia. Nella realtà fu lo stesso Bellocq (o addirittura si dice il fratello gesuita praticante, con chiaro intento religioso) a cancellare volutamente i volti da alcuni ritratti per preservare l’identità delle prostitute fotografate; in scatti successivi il fotografo attuò un curioso stratagemma per non intervenire direttamente sulla stampa, far indossare cioè delle maschere carnevalesche alle modelle a celarne completamente il volto.
A questo proposito, come detto in precedenza, le opere di Bellocq non impressionano per la carica erotica, ma colpiscono invece per quella sensazione di mistero e inquietudine che traspare dagli scatti contraffatti citati prima.

Il film di Malle pur narrando una storia di prostituzione infantile e mostrando la crescita corrotta di una bambina, non è poi così drammatico e scandaloso come lo si vuole far passare.
L’elemento erotico è ben stemperato dall’ironia, dalla delicatezza e da un contorno di personaggi e situazioni che a volte mettono in secondo piano l’argomento principale della storia. Certo, la sequenza dell’asta in cui in palio c’è la verginità di Violet è un po’ spiazzante, ma la reazione della ragazzina butta tutto sul piano comico.
Ecco, è forse questo che non funziona nel film, l’assenza di una coscienza non corrotta, di una percezione morale che assesti la confusione libertina in cui Violet e le altre donne del bordello vivono.

6/10

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