domenica 11 dicembre 2005

"La seconda notte di nozze" di Pupi Avati


Trama: Bologna, immediato dopoguerra. Liliana e il figlio Nino vivono di espedienti; “sfrattati” dalla chiesa in cui avevano trovato rifugio insieme a molti altri sfollati, si mettono alla ricerca di un nuovo alloggio, mentre Liliana attende una risposta ad una lettera inviata al cognato che vive in Puglia, del quale però non ha notizie da anni. Quando Giordano riceve la lettera di Liliana non esita ad invitare, nella sua tenuta in campagna, la cognata e il nipote.

Mi aspettavo qualcosa in più da quest’ultimo film di Avati, nonostante la scenografia, il bravissimo Antonio Albanese e Katia Ricciarelli da non buttare assolutamente (dai, Vanessa Incontrada in “Un cuore altrove” recitava da cani ed era pure doppiata! Qui la Ricciarelli invece è riuscita anche a farmi commuovere), i costumi, la fotografia e i paesaggi pugliesi molto belli, la dedica apparsa prima dei titoli di coda, nonostante tutto questo, è un film che non mi ha lasciato niente. Sono uscita dalla sala chiedendomi “Ma… Cosa avrà voluto dire?”.

I cambi repentini di scena che non sembrano avere un nesso fra loro, una storia un po’ superficiale e irrisolta, le zie di Giordano che odiano alla morte Liliana per poi prostrarsi ai sui piedi ed accettarla nella loro vita, così di punto in bianco, solo per aver acconsentito a recarsi in chiesa per farsi “esorcizzare”, l’amico paraplegico di Giordano che serve poco o niente alla narrazione.

Tutti questi elementi mi hanno lasciata insoddisfatta, e se non fosse per i pregi citati all’inizio non gli darei nemmeno la sufficienza, ma in questo modo diciamo che la oltrepassa di poco.

6½/10

P. S.: Neri Marcorè… basta, per favore. Ritorna a regalare romanzi a “Per un pugno di libri”!


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