lunedì 5 dicembre 2005

"Moll Flanders" di Daniel Defoe


Trama: Inghilterra, 1683. L’ultra settantenne Moll Flanders si diletta scrivendo le proprie memorie.

Moll Flanders narra nelle sua autobiografia le avventure e le peripezie che ha dovuto affrontare per arrivare a condurre una vita più che rispettosa.

Durante la lettura del romanzo il nervoso mi assaliva ad ogni scemenza che Moll Flanders combinava, come se gli sbagli commessi in precedenza non le avessero insegnato nulla. E l’assurdo è che si rivolge ai lettori con l’intento di aiutarli a non commettere i suoi stessi errori, ad imparare dalle disgrazie altrui.

Io dovrei imparare qualcosa dalle sue disgrazie? Dalle disgrazie di una donna che ha cercato in tutta la sua vita di accalappiarsi il marito più redditizio in fatto di patrimonio? Da una donna che ha partorito più di dieci figli e che li ha abbandonati, uno a uno, senza pietà perché accecata dalla sete di denaro, venale quale era? Da una donna che dà sempre la colpa al “maligno” per tutti gli atti poco ortodossi che ha commesso, invece di prendersi le sue responsabilità? Da una donna che tocca il fondo vendendo il suo corpo al cliente che le darà la più sostanziosa “ricompensa”? Da una donna che invoca l’aiuto di Dio dopo aver fatto sì che un povero disgraziato venisse impiccato al posto suo?

Nonostante Moll Flanders si torturi addolorata per le pene arrecate al povero individuo di turno al quale ha rubato qualcosa, questo sentimento di pena e dispiacere col passare del tempo scema fino a scomparire quasi del tutto.

Non mi è per niente piaciuto il messaggio che traspare da questo libro, non c’è proprio un’accusa diretta alle truffe, agli intrighi, e altro ancora da lei commessi; e l’apice si tocca quando Moll Flanders, per semplice botta di culo dopo aver pagato una salata cifra in denaro, scampa alla forca.

Non metto però in dubbio l’alto valore artistico di quest’opera, che ho sicuramente preferito a “Robinson Crusoe”.

6/10

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