venerdì 14 luglio 2006

"Chéri" di Colette

Image Hosted by ImageShack.us

Lo stile leggero, ironico e cinico di Colette, che ha da subito segnato le sue opere, è ancora presente in questo breve romanzo scritto vent’anni dopo la serie di “Claudine” pubblicata tra il 1900 e il 1903.
Il punto di forza di Colette, secondo me, è proprio il non essersi discostata molto dalle sue origini, maturando ovviamente nel corso degli anni, ma sempre con un occhio di riguardo al suo giovane stile che l’ha resa famosa in tutto il mondo.
In “Chéri” si ritrovano le classiche descrizioni psicologiche che scandagliano i personaggi, che non appesantiscono però lo scritto perché brevi e concise, senza fronzoli e mai patetiche, anche quando i pensieri più cupi dei protagonisti affollano le loro menti; a questo gradevole aspetto va aggiunta una maturità nello stile, collegata alle medesime descrizioni che, pur rimanendo molto profonde e dirette, sono più amare rispetto a quelle che si possono trovare nel ciclo di “Claudine”; inoltre, so bene che l’argomento trattato qui è completamente diverso, ma in “Chéri” ci sono le stesse battute allusive che alleggerivano gli scritti della prima serie di romanzi, solamente più composte, che si addicono meglio alla Léa di quest’ultimo romanzo che potrebbe benissimo essere Claudine invecchiata che ha perso la sua caratteristica sfacciataggine in favore, giustamente, di una dolce femminilità materna sovrastata però da una paura per la vecchiaia e il tempo che inesorabilmente passa.
Chi non ha invece paura del tempo è Chéri, il giovane protagonista che ha molto in comune con la Claudine originale, vezzeggiato e capriccioso.
Questo romanzo è la dimostrazione di quanto sia brava Colette nello scrivere le sue storie, molto autobiografiche, mantenendo nel corso degli anni la sua distintiva particolarità che non è mai banale e che non stanca mai.

8/10

Nessun commento:

Posta un commento