domenica 8 gennaio 2006

"I prati di Sara" di Iva Zanicchi

Trama: Ilde ed Emma, nate a pochi gironi di distanza, crescono inseparabili anche se diverse: Ilde è la classica ragazza di campagna senza grilli per la testa, Emma invece fin da piccola ha rivelato avere strani poteri da sensitiva, la sua capacità di prevedere il futuro cambierà la vita di molti abitanti del paesino in cui vive ma anche la sua.

L’elemento autobiografico è alla base di questo romanzo, in cui si possono ritrovare moltissimi aneddoti riguardo a com’era la vita una volta, quando ancora non c’era la televisione e la radio era appena arrivata nelle case. Una vita in campagna che aveva la bellezza di prati verdi in cui dormire la notte guardando le stelle nel cielo, enormi castagni sotto i quali passare un pomeriggio assolato d’estate con il frinire delle cicale, il sapore della polenta calda.

Il pregio di questo romanzo è appunto la rievocazione di tempi lontani, la nostalgia; ma la storia portante, quella cioè di Ilde ed Emma, è fin troppo prevedibile e alcuni passaggi sono poco chiari o abbandonati a sé stessi e mai più ripresi al termine del racconto.

Questi lati negativi sono forse causati da un punto di vista che non si focalizza solo su di una storia ma che spazia fra varie vicende, interrompendo così la narrazione principale con lunghe digressioni sottoforma di aneddoti.

La storia di Ilde ed Emma e quelle di tutti i personaggi secondari hanno però un unico denominatore comune: i prati di Sara, i prati che circondano appunto il paese di Emma e Ilde.

Il romanzo può essere così visto come un lungo racconto corale che ripercorre le vicissitudini di un paesino sull’Appennino tosco-emiliano prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

6/10

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