sabato 7 gennaio 2006

"Memorie di una geisha" di Rob Marshall


Trama: Giappone, primi anni ’30. La piccola Chiyo viene venduta dai genitori alla proprietaria di un Okiya (la dimora delle geishe). Ma Chiyo ben presto riesce a trasformare la triste situazione in cui si trova, in una prova che va superata per riuscire a diventare una geisha affermata e ritrovare così l’uomo di cui è innamorata.

Tratto dal romanzo omonimo di Arthur Golden, il film resta molto fedele alla trama originaria ma non approfondisce e non spiega moltissimi aspetti della vita delle geishe, un mondo particolare e suggestivo che ancora oggi è poco conosciuto.

Mentre il libro alterna alla storia di Chiyo molte descrizioni tecniche di usi e costumi nell’ambiente delle geishe, il film si focalizza sulla storia d’amore risultando così a volte melenso.

Il personaggio di Chiyo nel film viene presentato solo come una bambolina creata per dar “piacere” agli uomini e che pensa solo al grande amore; nel libro invece la giovane Chiyo è tutt’altro che una ragazza sottomessa, lo è solo in apparenza perché forte e cinica al punto giusto. Nel film sembra svegliarsi solo quando sta per essere svelato il nome dell’uomo di cui è innamorata, per ricadere poi nella mollezza dei suoi kimono.

La storia, troppo lunga per essere narrata interamente nel film, ne risente nella seconda parte quando lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale scombussola il mondo delle geishe, un mondo a sé stante in cui le notizie di un’imminente guerra arrivano solo con una flebile eco. Anche il finale nel libro è (un po’) diverso, svela infatti un elemento importante, secondo me, per la crescita spirituale di Chiyo e che al contrario Marshall ha deciso di tagliare, ma non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa di chi ha deciso di leggere il libro.

Bellissima la scenografia e i costumi (anche se il colore rosa a volte è forse troppo presente); sugli attori invece ho una critica: se la storia è ambientata in Giappone, perché allora le attrici principali sono CINESI? Ma, già, il libro l’ha scritto un americano, il film l’ha diretto un americano, ergo ci mettono le attrici che vogliono.

Il film è comunque ben riuscito (a patto che non si guardino le critiche da me fatte poco più sopra...), le due ore e mezza non pesano sullo spettatore grazie anche a una trama scorrevole e avvincente (il merito di questo va però a Golden).

Precisazione: il “Direttore Generale” è in realtà un “Presidente”.

8/10

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