domenica 9 ottobre 2005

Le ricamatrici



“Le ricamatrici - Brodeuses” di Eléonore
Faucher (Francia,
2004)

Trama: Claire ha da poco finito gli studi superiori, vive sola in un piccolo paese dove si mantiene lavorando in un supermercato e trascorrendo il tempo libero ricamando. Insospettita dal repentino cambiamento del suo corpo, durante una visita medica ha la certezza di aspettare un bambino. Decisa a partorire in segreto dalla sua famiglia e lontano dal suo paese, trova rifugio dalla Signora Mélikian, ricamatrice che manda avanti con difficoltà un piccolo laboratorio dopo la perdita improvvisa del suo unico figlio morto tragicamente in un incidente. Ricamo dopo ricamo le due donne impareranno a volersi bene e a trovare l’una nell’altra ciò di cui hanno bisogno: la presenza materna la prima e un figlio d’accudire la seconda.

Già dalle prime immagini si nota la solitudine di Claire: sola mentre raccoglie dei cavoli in un campo sconfinato e in salita, in sella ad un motorino sotto la pioggia, nel suo piccolo monolocale dove trascorre le giornate di solitudine rischiarate soltanto dalla passione per il ricamo; non ha amici e Lucile, l’unica ragazza che le era vicina, si è dovuta trasferire a Lione con la famiglia.

E’ proprio a questa lontana amica che confida le sue ansie tramite lettere che le due si scambiano; l’amica però non sembra prendere sul serio, o comunque con il dovuto tatto, la gravidanza di Claire, sembra piuttosto essere incuriosita solamente dallo strano evento e da ciò che lo ha generato, tant’è che le due, durante un fine settimana che l’amica trascorrerà nel paese natio, non sembrano dimostrare l’una verso l’altra un solidale rapporto di amicizia.

La famiglia di Claire vive in un paese vicino, ma non viene spiegato il motivo del distaccamento; la figura paterna è inesistente anche se se ne parla vagamente durante una telefonata tra madre e figlia; l’unica persona veramente presente nella vita di Claire è il fratellino che scappa da lei ogni qualvolta a casa i litigi tra i genitori scoppiano in discussioni furibonde.

Anche il ragazzo con cui Claire ha avuto una breve storia d’amore, suo collega di lavoro al supermercato, nel momento in cui scopre di averla messa incinta si eclissa facendole notare di essere già impegnato e di avere già una famiglia a cui badare.

L’unica soluzione che la ragazza trova è di partorire in anonimato lontana da casa e per giustificare l’improvviso aumento di peso da ingenuamente colpa al cortisone che sta assumendo perché malata di tumore, senza preoccuparsi delle conseguenze e delle malelingue del paese.

Spinta dalla frottola raccontata ai colleghi del supermercato, decide di trovarsi un altro lavoro dove nessuno potrà accorgersi della gravidanza: aiutata dalla madre di Lucile riesce a farsi assumere momentaneamente nel piccolo laboratorio della Signora Mélikian, madre di un amico di Guillaume, fratello di Lucile, morto qualche mese prima in un tragico incidente dal quale Guillaume si è salvato.

La donna, ancora provata per la perdita del figlio, dopo l’iniziale diffidenza trova in Claire un aiuto sia lavorativo che psicologico, e Claire riversa su di lei le paure per la gravidanza identificandola con la madre con la quale non ha più quasi rapporti.

Ma l’interesse di Claire per questa donna ha originariamente un secondo fine: quando la Signora Mélikian tenta inutilmente il suicidio, Claire facendole visita in ospedale le dice che l’ha salvata solo perché ha bisogno di un lavoro e di un posto dove nascondersi fino al termine della gravidanza; successivamente Claire si affezionerà alla donna, e quest’ultima a lei, e il loro rapporto si trasformerà in amicizia e in reciproco rispetto, ma va in ogni caso notato l’iniziale obiettivo di Claire.

La madre di Claire cerca la ragazza solo per sapere se stia bene e per accertarsi che abbia almeno un lavoro, dopo che le voci di paese le hanno confermato che Claire ha lasciato il posto come cassiera al supermercato.

La ragazza dopo un primo imbarazzo mostra alla madre il ventre ingrossato e per tutta risposta riceve solo un «Beh, che c’è?!?», capisce però che la madre già aveva intuito quello che la figlia stava nascondendo alla famiglia.

Claire, rassicurata sotto quel punto di vista, prosegue le sue giornate nel laboratorio della Signora Mélikian e approfondisce l’amicizia con Guillaume dopo che questo le aveva fatto capire di essere interessato a lei.

Guillaume però sembra avere lo stesso interesse che aveva Lucile per Claire: curiosità, attrazione per il “diverso” e forse anche una punta di trasgressione nell’interessarsi sentimentalmente ad una ragazza che porta in grembo il figlio di un altro uomo.

Durante una festa in onore di Lucile, per la sua ammissione all’Università, i due giovani si baciano e Claire, spinta dall’insistenza di Guillaume che “deve partire dopo due giorni”, si concede al ragazzo fra i canneti del lago che circonda la casa dei due fratelli, proprio come, in una notte di qualche giorno prima, aveva sognato.

I sogni di Claire, ripresi con colori sui quali predomina il blu, dividono in tre capitoli il film: la scoperta della gravidanza è associata alla visione onirica che vede madre e figlia sedute in un prato; la scelta che si insinua lentamente in lei di tenere il bambino è accompagnata da una sorta di sogno premonitore in cui Claire vede tre generazioni a confronto: in secondo piano la madre e in primo piano lei stessa che tiene fra le braccia il figlio che dovrà nascere. L’arrivo dell’amore nella sua vita invece è rappresentato in un altro sogno premonitore in cui la ragazza vede, appunto, Guillaume passeggiare in riva al lago che farà da sfondo alla loro notte d’amore.

Ora Claire è in pace con se stessa, ha accettato la gravidanza, ha trovato un lavoro fisso nel laboratorio, ha trovato un ragazzo che (forse) la ama e ha deciso di tenere con se il bambino aiutata dalla Signora Mélikian.

Ottima la scelta di non caricare troppo la storia con dialoghi insistenti e scontati, per lasciar invece libero spazio al suggestivo paesaggio agreste e alle scene in interni dove i gesti, gli sguardi, i primi piani delle due donne, è il caso di dirlo, valgono più di mille parole.

Le scene in cui Claire raccoglie cavoli nel campo dei genitori (forse metafora della nascita, associata alla favola che si racconta ai più piccoli in cui si dice che sotto ogni cavolo nasce un bambino) sono molto simili ad una scena di “Tess”, film diretto da Roman Polansky, in cui Tess passeggia per i campi mentre nuvole scure tuonanti si avvicinano dall’orizzonte cariche di pioggia.

Molto bella la fotografia e gli scenografici ricami fatti dalle due donne durante il corso del film che seguono pari passo l’evolversi del rapporto tra le due e delle loro vite.

Il ricamo è infatti strettamente legato alla storia, nel momento in cui il lavoro su commissione è completato Il film termina con il lieto fine.

8/10

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