giovedì 6 ottobre 2005

Nessuno torna indietro

Trama: romanzo con cui la De Céspedes ha esordito nel 1938, narra le aspirazioni, le prime esperienze d’amore e le ansie di un gruppo di giovani studentesse ospiti in una pensione per signorine nella Roma di fine anni ’30 mentre la Seconda Guerra Mondiale si affaccia sulle loro vite.

È un peccato che i romanzi della De Céspedes siano ormai fuori catalogo da decenni, le sue opere più conosciute sono riuscita a leggerle solo prendendole in prestito in Biblioteca.

Dalla trama può sembrare un semplice libricino che non richiede troppo sforzo nel leggerlo, ma non è così.

L’analisi psicologica delle varie protagoniste (e sono tante…!) è molto approfondita e in alcuni casi si fa ricorso ad una sorta di flusso di coscienza; c’è da notare però che l’autrice, una volta che il personaggio prosegue per la sua strada trovando un futuro “perfetto” o almeno sicuro, abbandona la narrazione delle sue vicende facendolo così diventare quasi marginale, preferendo raccontare ciò che accade a chi, delle protagoniste, non avrà sicuramente una vita “come si deve”, “normale”: cito ad esempio Xenia che, abbandonati gli studi, si ridurrà dopo varie peripezie, ad essere la mantenuta di un ricco (e vecchio) imprenditore, scegliendo così la vita comoda anche a costo di sgradevoli compromessi; oppure la ormai matura Augusta, che odia gli uomini e che è rassegnata ad una vita di eterna studentessa in bilico su quel ponte tra la giovinezza e l’età adulta mentre le sue compagne lo attraversano e dal quale “nessuno torna indietro”.

Va notato poi che i temi trattati sono molto innovativi per essere stati raccontati nel 1938, non credevo che all’epoca si potesse parlare liberamente di giovani mantenute o donne che odiano a tal punto gli uomini da essere un primo prototipo di femministe.

Ho trovato molti aspetti ricorrenti nelle opere della De Céspedes, come la visione negativa degli uomini e il desiderio di emancipazione.

Credo inoltre che la De Céspedes abbia avuto un cattivo rapporto col sesso, o almeno con le sue prime esperienze sessuali: sia nel romanzo in questione, sia nella sua seconda opera “Dalla parte di lei”, la perdita della verginità viene descritta come un qualcosa di negativo, come se le protagoniste fossero state costrette a quella scelta dopo essere giunte ad una decisone non molto convincente, successivamente infatti cercano di persuadersi di aver fatto la cosa giusta trovando mille lati positivi poco plausibili (Xenia è disgustata dall’idea ma vende il suo corpo e la sua verginità per avere in cambio vestiti, gioielli, una casa; Emanuela si abbandona fra le braccia di un giovane pilota per provare il gusto della novità, salvo poi pentirsi quando scopre di essere rimasta incinta; la stessa protagonista de “Dalla parte di lei” dona la sua verginità al marito nella loro prima notte di nozze perché “è un dovere coniugale”).

In ogni caso questo romanzo è veramente ben scritto e dopo quasi settanta anni dalla sua pubblicazione racchiude in se molti aspetti riconducibili ancora ai giorni nostri.

Cosa aspettano gli editori a ristampare le opere di questa grande scrittrice ormai sottovalutata?

8/10

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