mercoledì 17 maggio 2006

"Felissa" di autore anonimo e "Diario di una gatta... non troppo per bene" di Julia Deuley


Felissa” è un delizioso libricino pubblicato nel 1811 a Londra da un autore anonimo, che narra “vita e opinioni di una gattina di sentimento” (citando il sottotitolo del libro); attraverso gli occhi di questa gatta, seguiamo le sue avventure fino alla felicità senile.
La particolarità di questo piccolo romanzo è che, pur essendo un misto tra realtà e favola, vi si ritrovano molti spunti e riflessioni sulla vita di tutti i giorni, giudizi da seguire alla lettera per diventare dei bravi esseri umani dal punto di vista acuto e ironico di una gatta, pensieri contro il razzismo e ogni forma di violenza. Oltre a servire a noi adulti, il libro può benissimo essere letto ai bambini, che impareranno attraverso i racconti della gatta Felissa ad amare gli animali e (molto importante) i loro “simili”.
Alla fine o all’inizio di quasi tutti i capitoli è presente un grazioso disegno che illustra il passaggio più importante di quel determinato racconto con tratto tipicamente Ottocentesco, Felissa ne è sempre al centro e ritratta con fattezze lillipuziane rispetto agli umani.
Ne consiglio vivamente la lettura, soprattutto a chi, come me, è soggiogato dal fascino di questo misterioso e stupendo animale che è il gatto.
Potete invece fare a meno del libro della Deuley che, copiando l’idea di fondo del suo predecessore Ottocentesco, ha pubblicato un diario di una gatta sotto il semplice titolo di “Journal d’un chat” che l’editore italiano ha avuto l’inspiegabile idea di tradurre con il prolisso e inutile “Diario di una gatta… non troppo per bene”.
Se il libro dell’anonimo inglese è piacevole e intelligente, leggendo quello della scrittrice francese ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a una donna misogina.
La Deuley mostra gli umani come malvagi, nevrotici, insani, pronti a commettere sugli animali ogni sorta di crudeltà e a sfogare su di loro le proprie frustrazioni.
Ma neppure la gatta protagonista risulta essere affascinante: considera gli umani dei perfetti idioti, e tratta anche coloro le dimostrano un minimo di bontà con sufficienza e disprezzo.
Una vera stronza.
L’autrice inoltre associa al gatto tutta quella mitologia legata al mondo dell’occulto, alle streghe, al sabba, sottolineando ancora di più l’aspetto oscuro di questo animale, invece di elevarlo ad esemplare enigmatico e seducente quale è.
Definire quindi i racconti del libro “deliziosi” (come riportato in seconda di copertina), mi sembra veramente eccessivo, leggerli significa fare i conti con uno stile di scrittura asciutto e quasi insipido, pervaso da un’atmosfera antipatica e impertinente, nulla in confronto a “Felissa” che resta l’unico libro “scritto” da una gatta che merita di essere letto.
Peccato che quest’ultimo libro sia ormai fuori catalogo e quindi poco conosciuto; mi era stato regalato nel 1992 (ben quattordici anni fa!!!), l’avrò riletto cinque volte (e con questa facciamo sei), l’ho maltrattato troppo - la foto è quella originale della mia copia, il cui dorso è purtroppo ormai scolorito e nella parte opposta la copertina è rovinata perché accidentalmente inzuppata d’acqua…- ogni volta che lo riprendo in mano però questo libro acquista sempre sfumature nuove, è un po’ come leggere i libri di Brunella Gasperini.

“Felissa” 9/10

“Diario di una gatta... non troppo per bene” 3/10

P. S.: curiosità: a pagina 45 la gatta non troppo per bene scopre anche il mondo di Narnia dentro a un armadio.

Nessun commento:

Posta un commento