mercoledì 31 maggio 2006

"Il codice da Vinci" di Dan Brown


Ho letto il libro di Brown solo in previsione di recarmi al cinema per vedere il film omonimo, dato che in linea di massima preferisco avvicinarmi ad un film tratto da un romanzo solo dopo aver letto quest’ultimo.
Non riesco però a capire cosa ci sia nel libro di così scandaloso e, fino a quel momento, ignoto tanto da far indignare la Chiesa…
I fatti storici e le analisi pittoriche fatte sui quadri di Leonardo, riportate nel racconto, non erano mica notizie già da anni a conoscenza di chiunque si è un poco interessato alla materia? Non erano informazioni contenute in moltissimi libri scritti prima di quello di Brown ed editi in tutto il mondo?
Quindi cos’è tutta ‘sta cagnara?
Tanto rumore per nulla.
L’unica trovata geniale di Brown è stata riassumere in poco più di 500 pagine molte informazioni, vere o presunte tali, utili a dare un quadro generale di quello che molti storici e critici hanno scritto prima di lui sull’argomento, nel quale un semplice lettore amatoriale non saprebbe quasi da che parte cominciare (e con l’uscita di questo libro in molti si sono avvicinati alla “materia”), e soprattutto le ha riportate sottoforma di romanzo attraverso un genere, il thriller, apprezzato da un vasto pubblico.
Dan Brown non ha aggiunto nulla di nuovo quindi al panorama scientifico, ma ha trovato il modo di allargare la sua fama (e le sue finanze) grazie a una trovata che ha tutti gli elementi per essere definita commerciale.
Se poi ci si mette anche la Chiesa ad additare come blasfemo il libro, allora miliardi di capre si fionderanno su di esso per provare l’ebbrezza di stare compiendo qualcosa di proibito.
Che poi alla fine, il libro in questione è anche scritto male: interessanti le parti documentate, ma sembrano essere state copiate paro paro da un manuale, noiose e zeppe di contraddizioni le altre, che corrispondono ai 2/4 dell’intero libro e che presentano i tipici colpi di scena da thriller scadente, con annesso fiorir di sentimenti tra i due protagonisti, e il continuo passaggio dei personaggi da un ruolo buono a quello cattivo e viceversa, cosa davvero troppo scontata che mi fa ricordare le favole per bambini.
Il libro quindi non è un capolavoro, ed è un prodotto commerciale che sembra anche sminuire il lavoro fatto da chi di competenza prima di Dan Brown, dato che adesso chiunque abbia letto il suo libro crede di possedere la “chiave di tutto l’arcano” (già me li vedo tutti i turisti al Louvre che rompono i coglioni con il libro in mano).

4/10

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